Recensione, Spionaggio

AGENTE 007 – LICENZA DI UCCIDERE

Titolo OriginaleDr. No
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1962
Durata105’

TRAMA

Due spie vengono uccise in Giamaica: l’agente n. 007 di Sua Maestà britannica va ad indagare e scopre la misteriosa isola del Dr. No, forse una base che dirotta i missili statunitensi.

RECENSIONI

Introdotto dal (poi) leggendario tema musicale composto da Monty Norman, ecco il primo capitolo di una delle più fortunate e longeve saghe cinematografiche della storia del cinema, con in nuce molti degli ingredienti vincenti a seguire. Per il regista Terence Young Sean Connery è il solo e vero segreto del successo: lo scelse, avendo già lavorato con lui, per la sua somiglianza con la versione a fumetti per il Daily Express della creatura di Ian Fleming. Tipo fascinoso ed atletico, interpreta un agente invincibile, macho e rubacuori, che ha a che fare con supercriminali (la Spectre) e si ritrova in situazioni “impossibili”. L’intreccio spionistico è e sarà spesso “fumettistico”, vale a dire elementare e poco credibile (ridicola la fuga dalla prigione): vestendosi con toni più seriosi delle pellicole successive (l’ironia è quasi assente), in questo esordio la “deficienza” pesa maggiormente, ma sopperiscono le forti dosi di erotismo (Ursula Andress che esce dal mare come la Venere di Botticelli, con un bikini da lei stessa ideato, fece epoca) e il brio avvincente (ma non ancora a rotta di collo). Le coordinate dello scrittore (maschilista, razzista e anticomunista) Ian Fleming vengono tradite, modificate, re-inventate (Young dichiarò di amare poco i suoi romanzi): Sean Connery adatta alle proprie corde sarcastiche e implacabili un agente segreto che sulla carta era tormentato (e che era già apparso nel 1954 nel serial “Climax!”); gli sceneggiatori s’inventano il catastrofismo nucleare; il montatore Peter Hunt va di rivoluzionario jump cut; il regista (vero autore del brand), tipo elegante, amante del lusso e delle belle donne, proietta se stesso nel protagonista e riempie il “profilmico” dei suoi oggetti del desiderio (compreso il famoso drink dry vodka martini, da lui inventato), coadiuvato dall’immaginifico scenografo Ken Adam (superlativo il rifugio del Dr. No), ispirato dall’espressionismo tedesco. È così che è nata la leggenda.