TRAMA
New York: degli oggetti infuocati si schiantano sulla città. Si tratta di creature aliene, cieche ma dall’udito sviluppatissimo, che attaccano qualunque cosa faccia rumore. Samira, malata di cancro, e il suo gatto Frodo cercano di mettersi in salvo.
RECENSIONI
Prequel, sì, ma non esattamente. Di fatto, il Giorno 1 si era già visto in A Quiet Place 2 e dal punto di vista dell’arricchimento della bio-mitologia aliena non c’è poi molto, se non una breve sequenza centrale in cui si sbircia nella (comunque misteriosa) vita privata delle creature. Quello che però cambia, e non è un cambiamento da poco, è la location, un’affollata New York che fa virare il franchise verso il catastrofico puro. Ma senza esagerare. Le scene urbane, di massa – vera novità rispetto ai precedenti capitoli -, quelle in cui si assapora la fine del mondo classica, sono tutte poste in apertura e per il resto, il film si concentra sulle vicende private e privatissime dei protagonisti, soprattutto del personaggio di Samira (una Lupita Nyong’o perfetta), riallineandosi, in un certo senso, con le atmosfere anche registiche (più) tipiche della serie. Da questo punto di vista, se la tensione è sempre alta e le sequenze di suspense sono tutte efficaci, ben congegnate/girate e (quasi mai) banali, quello che stupisce positivamente è come Sarnoski riesca a dare vera consistenza narrativa/emotiva e non semplicemente accessoria a tutto il lato umano della storia. La malattia di Sam, il suo rapporto con Eric, il ricordo del padre, la ricerca della pizza, diventano mano a mano elementi più importanti e credibili, finendo quasi per mangiarsi l’architrave fanta-action, alla quale finiscono per fare da contraltare (come minimo) paritetico.
Il solo fattore di relativa distrazione, che rischia di rompere l’incanto, alla fine, è il gatto Frodo. Perché delle creature corazzate cieche ma dall’eccezionale udito infra/ultra-sonico che precipitano sulla Terra dall’oltrespazio e decretano la probabile estinzione dell’Uomo vanno benissimo, in quanto a plausibilità, ma chiunque abbia avuto a che fare con un micetto domestico sa benissimo che un gatto così fedele alla propria padroncina da seguirla ovunque e da ritrovarla in qualunque circostanza, che se ne sta tranquillo, in collo anche ad estranei, nel corso di prolungate e concitate immersioni subacquee dalle quali esce imperturbabile (e idrorepellentemente asciutto) è davvero roba da fantascienza, in senso simpaticamente deteriore.
Ma ci sta. A Quiet Place – Giorno 1 è, complessivamente, il sequel/prequel che non ti aspetti, capace di divertire in molte accezioni del termine (compresa una certa atmosfera da B-Movie “libero” ma non anarchico), di trovare agganci non scontati(ssimi) con i precedenti/successivi capitoli (il personaggio di Djimon Hounsou, Henri) e anche, moderatamente, di stupire; come nel finale, che non sarà quello di The Mist ma riesce comunque a lasciare un retrogusto amarognolo e persistente.