A FAMILY

Anno Produzione2004

TRAMA

Il difficile rapporto tra un padre single e la figlia, appena uscita di galera e nuovamente invischiata con una banda di strada.

RECENSIONI

Ciak si piange

Cresciuto al botteghino coreano grazie al passaparola, "A family" è in realtà un drammone ricattatorio costruito per spremere lacrime. L'edificante racconto prevede il ritorno in famiglia di una ragazza dopo tre anni di galera. Il rapporto con il padre ubriacone non è dei migliori, ma una grave leucemia incombe, inoltre c'è un fratellino simpatico e vivace che pare uscire dritto dritto da una sit-com. A rallentare la riconciliazione del quadretto familiare ci si mette un super-cattivo, di quelli vestiti eccentrici che si innervosiscono per un nonnulla e spaccano ogni locale in cui mettono piede. Ad una prima parte tutto sommato  onesta nel tratteggiare i profili psicologici, elementari ma funzionali, segue una escalation menagrama così eccessiva da ridicolizzare gli intenti commoventi dell'epilogo. A svilire il racconto è soprattutto la banalità con cui la sceneggiatura costruisce le motivazioni dei personaggi, dando per l'ennesima volta la priorità al senso di colpa. Redenzione, sacrificio, riscatto ed eroismo sono una diretta conseguenza, con i risvolti introspettivi azzerati in nome di una facile, quanto evitabile, tragedia. L'obiettivo è talmente esplicito e i mezzi per arrivarci talmente frusti che la commozione finisce stritolata nelle spire della premeditazione. Unico motivo per soggiacere alla visione, la spigliatezza della giovane protagonista Soo Ae, capace di passare con grazia ed estrema naturalezza dalle lacrime al sorriso.