Drammatico

MISS SLOANE

Titolo OriginaleMiss Sloane
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2016
Durata132’
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

Elizabeth Sloane è una lobbista che usa ogni mezzo nel perseguire i propri obiettivi: si licenzia dalla propria agenzia, però, per supportate una proposta di legge che disciplina l’uso delle armi.

RECENSIONI

Puro Aaron Sorkin: nel cast, non a caso, anche due volti del suo serial The Newsroom (Alison Pill e Sam Waterston). Al posto della frenesia da redazione giornalistica, quella in un’agenzia lobbistica: due ore di dialoghi sopraffattori, ricolmi di dati e tecnicismi, con sfoggio di pratiche manipolative, principi di comunicazione, battute esemplari per suggellare i ragionamenti, tattiche da gioco degli scacchi. Un Sorkin anche manierista, emulo di se stesso, in assenza di ironia o causticità e di “oasi emotive”, causa una protagonista workaholic, determinata nel bandire i sentimenti. Colpo di scena nei titoli di coda: la sceneggiatura non è parto di Sorkin, ma dell’insegnante elementare inglese, di stanza nella Corea del Sud, Jonathan Perera, esordiente e figlio di una cecoslovacca in fuga dal comunismo su cui, in parte, ha modellato il notevole personaggio di Jessica Chastain (voluta da John Madden dopo Il Debito, fenomenale nel dissimulare il carattere). Appurato lo stile derivativo (un pregio: arduo imitare Sorkin), spiegate le divergenze di tocco sopra citate (cui è da aggiungere l’ottusa determinazione nel frastornare con velocità di eloquio e parole di settore: Perera ha studiato come avvocato), accogliamo l’altro colpo di scena, narrativo e finale, stile I Soliti Sospetti (diabolicità e fine che giustifica i mezzi), con un effetto (speciale) che, conquistando il proscenio, intacca l’insolito e ferocissimo pamphlet che sottostà al meccanismo dialettico di superficie, con un’analisi lucida ed agghiacciante del potere e degli impulsi umani, additando un sistema istituzionale con l’impossibilità, per ideali e principi, di trovare portavoce fra politici ricattati con le poltrone barcollanti. Ma il vero colpo di scena è etico, e riscrive la filosofia dei drammi giudiziari hollywoodiani: Perera suggerisce che, per avere effetto su tal diallelo mefitico, non resta che affidarsi ad un mastino geniale che, nel votarsi alla causa, non segue le regole e sacrifica vita privata, rettitudine, salute e legittimità.