TRAMA
Il camorrista Santino D’Antonio chiede a John Wick di onorare un debito uccidendo sua sorella. Davanti al suo rifiuto, gli distrugge la casa. Wick, allora, accetta l’incarico per uccidere Santino seguendo le regole.
RECENSIONI
Li ucciderò tutti
Il prologo si riallaccia al finale del primo capitolo: moto continuo per John Wick e film. Stahelski, però, non pare del tutto conscio dei fattori del successo: a costo di perdere l’indovinato registro auto-ironico in favore della fanta-malavita da 007 (citato anche da vari Q), alla sceneggiatura demanda l’ampliamento della cosmogonia con altro-mondo criminale, esplorata nelle zone neutrali (gli Hotel Continental, gli homeless di Laurence Fishburne), nei mezzi analogici-desueti (centraliniste telefoniche, posta pneumatica, vecchi commodore, contratti firmati a sangue) e nel potere gerarchico (la sorprendente sequenza finale dei figuranti in piazza). Nel passare senza sosta e fino alla noia da un combattimento/inseguimento all’altro, poi, perde il consono dosaggio di stasi-azione che, un minimo, in John Wick definiva il protagonista-samurai (Keanu Reeves impegnato in judo e jiu-jitsu), la sua politica del dolore e l’esaltante mitopoiesi (qui, esagerata, per bocca di Peter Stormare) con incedere implacabile (qui tentenna, rifiuta di attenersi al codice, è inverosimilmente ignaro delle conseguenze delle proprie azioni). Il dinamismo cerca le variazioni sul tema, ma ai corpi-a-corpo fluidi, ritualistici, danzati che stregavano in John Wick, preferisce il budget (per cambi di set e location, tipi di scontro e armi utilizzate), lo spara-tutto, il caos, l’esibizionismo, l’ironia (ugualmente “sparata”: “Sei qui per il Papa?”; il killer-lottatore di sumo) e la violenza (stragi varie). Meno incisivi anche i caratteri minori, il servizio adrenalinico del soundtrack e lo studio fotografico (Dan Laustsen e i suoi neon). Eppure Stahelski stupisce con una ricercatezza formale inusitata, dalla prima scena con omaggio al padre degli stunt Buster Keaton (proiettato su di un palazzo) alla strabiliante figuratività nella sala degli specchi della Galleria d’Arte Moderna, passando per catacombe romane illuminate a festa (Horti Sallustiani/Terme di Caracalla) e per l’ironico aplomb di killer che, dopo le fontane retrattili, si tempestano di colpi silenziosi fra la folla ignara. Il capitolo 3 promette bene: “Li ucciderò tutti”.