Animazione, Commedia, Recensione

PETS

Titolo OriginaleThe Secret Life of Pets
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2016
Durata87'
Scenografia

TRAMA

Gli animali domestici vivono una vita felice insieme ai loro padroni. Ma quando loro escono che cosa succede?

RECENSIONI

La Illumination Entertainment si è imposta nel panorama mondiale dell’animazione in computer grafica grazie al trionfo dei due Cattivissimo me (il terzo arriverà a breve) e all’exploit, superiore a ogni lecita aspettativa, di Minions, costola dei due precedenti successi e diventato l’undicesimo maggiore incasso di tutti i tempi. Il nuovo Pets, già ai vertici delle classifiche U.S.A. e degli altri paesi in cui è uscito, conferma la competitività di questa azienda nata nel 2007 e il fiuto commerciale del suo fondatore Chris Meledandri, il cui curriculum chiarisce già alcune caratteristiche delle produzioni firmate Illumination. È stato infatti supervisore / produttore esecutivo, tra gli altri, dei primi due episodi de L’era glaciale,  di Alvin Superstar, I Simpson - Il film e Ortone e il mondo dei Chi. Opere in grado di compiacere una platea mondiale più che con la forza del racconto grazie alla simpatia dei personaggi e all’efficacia delle gag. Cosa che avviene anche in Pets. Sono due, infatti, i punti di forza del film: l’idea di partenza e la caratterizzazione dei personaggi. Lo ha dichiarato lo stesso Meledandri al Festival di Venezia 2016, dove ha ricevuto un tributo speciale per il suo straordinario contributo allo sviluppo del cinema d’animazione: “Alla Illumination si decide un concept, si costruiscono i personaggi, sia nei caratteri che a livello visivo, e solo successivamente si pensa alla storia che li conterrà”. L’opposto di ciò che accade alla Disney / Pixar, dove sono la storia, lo sviluppo della sceneggiatura, i dettagli dell’azione, il motore di tutto.

Due visioni diverse e agli antipodi, in grado entrambe di produrre successi incredibili. Anche se la ricetta Illumination rischia di avere il fiato corto. Se  pensiamo, infatti, a Pets, l'incipit, non a caso utilizzato in parte come trailer, è travolgente, perché presenta con grande brio i tanti personaggi del film, l'ambiente in cui si svolge la vicenda (una coloratissima New York) e l'idea alla base del lungometraggio: cosa succede agli animali quando i loro padroni vanno al lavoro e restano da soli per tutta la giornata. Idea, tra l'altro, piuttosto derivativa, perché affine all'universo di pura fantasia alla base di Toy Story che risponde a un interrogativo non così dissimile (basta sostituire gli animali con i giocattoli). Dopo che entriamo in contatto con il terrier Max, il gigantesco rivale Duke, il coniglio ribelle Snowball (da noi Nevosetto) e tutta la ciurma di amici animali, però, il film si arena in un racconto con ben poche cartucce da sparare. Gli sviluppi, infatti, non sono altro che variazioni dell'esile canovaccio a base di gag a ritmo serrato. La maggior parte delle quali riuscita e divertente, va detto, ma con la controindicazione di esaurire la verve nella solita azione iperbolica con poca sostanza. Perché, se il film riesce a far innamorare all'istante dei personaggi, finisce però presto per disperdere l'interesse nei loro confronti. Lo ha già dimostrato la Dreamworks con la parabola discendente di I pinguini di Madagascar,Home e Kung Fu Panda 3: con sole gag si ottiene un successo epidermico che soddisfa la pancia ma non il cuore. E, superato il clamore della novità e l'eco delle risate, la disaffezione è dietro l'angolo.

La nuova idea della Illumination Entertainment (il regista e gli sceneggiatori sono gli stessi della saga di Cattivissimo me) antropomorfizza, come i Toys della Pixar, gli animali domestici quando i padroni sono fuori casa: i primi minuti sono strepitosi nell’inventare gag su come se la (s)passano. Poi, purtroppo, gli scrittori preferiscono seguire un più strutturato racconto avventuroso periglioso, alla ricerca di Max & co. Si incontrano anche personaggi straordinari, dal coniglio pazzo al cane su rotelle, dalla gatta cicciona e menefreghista al falco con istinto assassino, ma è tutto incanalato in un percorso convenzionale, replicante per situazioni, tipi buffi e umorismo: la più saccheggiata è sempre la Pixar, per i passaggi con sentimento e per l’accoppiata di protagonisti che richiama quella di Monsters & co. La solita drammaturgia scritta con l’ausilio di un software, dove il divertimento e le buone idee sono inficiate da potenti déjà-vu e dove ci si affida troppo al movimento, agli inseguimenti e sconquassi. Alla Illumination Entertainment dovrebbero avere più coraggio di osare senza omologarsi ai successi di altre case di produzione e senza sentirsi in dovere di controbilanciare una gag scorretta con eccessi di melassa (i dialoghi sono mediocri) che rassicurino il bollino da film per famiglie, perché le idee ci sono, la tecnica pure (i livelli Pixar, per tratto e sofisticatezza, restano insuperati).