Giallo, Horror, Thriller

LA BAMBOLA DI CERA

Titolo OriginaleThe psychopath
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1966
Durata82’
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

L’ispettore Holloway indaga sugli omicidi di alcuni componenti di una commissione antinazista. Accanto ai loro corpi c’è sempre una bambola di cera che li raffigura.

RECENSIONI

Per la "Amicus Productions" di Max Rosenberg e Milton Subotsky, una delle frequenti, carenti quanto gustose collaborazioni di Freddie Francis con Robert Bloch (1965: Il Teschio Maledetto, 1966: Il Mistero dell’Isola dei Gabbiani, 1967: Il Giardino delle Torture, il loro risultato migliore): solo Alfred Hitchcock ha saputo sfruttare appieno le potenzialità angoscianti dello scrittore, in quello Psyco con cui il presente (sin dal titolo originale) ha molti punti di contatto (inverte il rapporto morboso madre-figlio, intriga nella moltiplicazione dei sospetti). Non che Bloch sia sceneggiatore ineccepibile: non sono poche le occasioni perseguite per affondare un soggetto così invitante, dall’opinabile (ma comoda) scelta di abdicare la gestione della coralità d’impronte (quando scompare l’ambiguo commesso del negozio di giocattoli) e restringere il campo d’indagine per fare affidamento sull’imprevisto, al gran finale con la bambola vivente che rimescola e imbroglia (?) le carte per sviare sull’identità dell’assassino. Francis non approfitta dei colpi di scena (whodunit?) delle atmosfere inquietanti (thriller), degli umori sadici e perversi (horror): preferisce farsi distrarre dalla cordiale tensione tinta di giallo in stile Agatha Christie, prendendo le mosse dalla riunione degli indiziati, con la spassosa trovata degli alibi sprecati (tutti ne hanno approntato uno per le ore 7:00, ma serviva per le 8:00). La sua regia, inerte e telegrafica, dà il meglio di sé nelle composizioni cromatiche, fra illuminazioni vivaci, colori pop e atmosfere evocative: si riallaccia, quindi, più al giallo all’italiana (Mario Bava, Sei Donne per l’Assassino) che al thriller psico-macabro anglosassone che stava riscuotendo un certo successo (grazie alla Hammer, che la Amicus ha sempre tentato di emulare: vedere anche Il Rifugio dei Dannati e L’Incubo di Janet Lind dello stesso Francis). Dopotutto, è quel che ci si aspetta da un grande direttore della fotografia passato alla regia come puro mestierante: sarebbe interessante un confronto fra la sua filmografia thriller/horror e quella altrettanto “pitturata” di Roger Corman.