TRAMA
E’ la festa della mamma e tutti vogliono festeggiarla creando più incomodo possibile.
RECENSIONI
Garry Marshall è "quello di Pretty woman", e tale resterà, per sua fortuna, nonostante i film che hanno seguito quel grande successo. Che era ricattatorio e furbo, facendosi passare per la storia d'amore moderna per eccellenza quando invece conquistava anche per la sbornia miliardaria, ma almeno era ben costruito.
Per un po' Marshall ha provato a girare altre storie (Paura d'amare, Un amore speciale), sempre forte di cast composti da attori noti o molto noti. Poi, ha riprovato con la coppia Roberts-Gere (Se scappi ti sposo), ha ritrovato il grande successo grazie ad un'altra Cenerentola (Pretty princess). Infine, ha rinunciato a fare film ed ha ripiegato su atroci contenitori di attori e ministorie incrociate (da Appuntamento con l'amore a Capodanno a New York), sempre in corrispondenza con festività - San Valentino, Capodanno - per colpa sua divenute temibili.
Stavolta il pretesto è la festa della mamma. Sul tema, nel film c'è di tutto.
Le mamme dello stesso sesso, il vedovo inconsolabile con prole, la divorziata, la donna che ha rinunciato giovanissima alla propria bambina, i genitori che non rispettano le scelte dei figli.
Questo insopportabile inseguire un equilibrio tra i tanti modelli sociali insieme al politicamente corretto più edificante che culmina nel trionfo degli affetti già bastano a scoraggiare la visione.
Viene da pensare a quei film corali italiani venduti con l'etichetta (Genitori&figli, Uomini&donne, Scapoli&ammogliati, Giovani&vecchi, Ex…) ed un elenco infinito di nomi sulla locandina. Locandina che conta sempre più della sceneggiatura.
Anche qui sono tutti stereotipi e figurine.
Il solito marito che si è messo con una ragazzina sciocca e svestita, che sventuratamente piace molto anche ai figli, così che la madre sola teme di perdere il suo primato anche con loro. I genitori retrogradi incapaci di accettare unioni miste e unioni omosessuali. La donna in carriera che paga il successo con la solitudine.
La presenza insistita delle tecnologie è pensata per sottolineare l'attualità della pellicola e la sua immersione nella vita vera della società moderna; così come le situazioni proposte.
Nulla però riscatta i cliché: non si ride mai, non ci si sorprende, l'unico personaggio verso cui si viene sfiorati da complicità è quello della Aniston.
La ragazza che aveva paura del matrimonio a causa dell'abbandono subito dalla propria madre (?!), si riprende velocissimamente e celebra le nozze in corsa prima che mamma riparta. Il debolissimo espediente del camper per la riconciliazione è degno di un film demenziale ma non altrettanto divertente.
I motivi di interesse sono ridotti al minimo.
L'elemento più significativo della presenza di Julia Roberts nel film è costituito dal fatto che le è stato assegnato lo stesso parrucchiere pazzo che era riuscito nell'impresa di rovinare Evangeline Lily in Antman. L'attrice è però il portafortuna più pregiato di Marshall, tanto che c'è anche una citazione sull'uso delle posate insieme a Hector Elizondo a ricordare i fasti di Pretty woman. Sebbene la diva sia meno che a mezzo servizio nel film, se ha accettato quel parrucchiere la sua gratitudine deve essere ancora davvero grande.
La Aniston regge buona parte del film e ci prova a fare la madre separata e in svantaggio, somigliando più alla protagonista di Cake che a quella sexi e frizzante di E adesso arriva Polly. Purtroppo il copione è quello che è e più di qualche scena impacciata in una tuta sciatta non concede. Kate Hudson, invece, è ininfluente come al solito, quanto i maschi che, si sa, nella festa della mamma giocano solo un ruolo di contorno.
La questione ora è: ci toccherà anche il Ringraziamento? Se deve essere, forse è meglio sperare in Halloween.