Drammatico, Recensione

HEIDI

Titolo OriginaleHeidi
NazioneGermania/ Svizzera
Anno Produzione2015
Durata106'
Tratto dadal romanzo di Johanna Spyri
Montaggio

TRAMA

Nuova trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo svizzero di Johanna Spyri, anno 1881, il film narra della piccola orfana Heidi, cresciuta in montagna dal nonno burbero ma buono, fra la natura, gli animali e l’amico Peter pastore di capre; poi trapiantata in città fra la dolce Clara, costretta giovanissima sulla sedia a rotelle, e la severa governante signorina Rottermeier; dunque, per far fronte a una crescente nostalgia, ricondotta in montagna, dove un giorno Clara, nel farle visita, immersa nella bellezza e nella fatica della natura, tornerà miracolosamente a camminare.

RECENSIONI

Il film Heidi, dal romanzo Heidi, narra, come un po' tutti la conosciamo e ricordiamo almeno un po', la storia di Heidi (come da trama). Al grande successo del romanzo, a suo tempo, è corrisposto in seguito quello cinematografico e televisivo, per cui le trasposizioni delle vicende narrate in versione animata, filmata, corredata di sigle e canzoncine [1], sono numerose e a nessuno sfugge almeno l'immaginario svizzero montano, fra il nevoso e il verdeggiante, sfondo in realtà fondante della storia. L'iconografia dei personaggi, come spesso accade, passa attraverso le illustrazioni del testo di origine, per cui conserva, pur nelle varianti, delle costanti di immediata riconoscibilità nel tempo: Heidi moretta e scarmigliata, prevalentemente in abiti umili di colori terrosi fra il rosso e il marrone; Clara, pallida, bionda e vestita di azzurro; la Rottermeier in vesti scure e severe; la natura verde, la neve candida d'inverno come la biancheria d'estate, il nonno barbuto e canuto. Gli stessi codici si ripetono nel film classicamente, tutto procede secondo le aspettative, un efficace motivetto musicale sottolinea l'incanto vivace della natura, la trama è adeguatamente ripartita nelle circa due ore di durata, Bruno Ganz è bravo come sappiamo. La bellezza della piccola Anuk Steffen che interpreta Heidi, tra bimba, maschiaccio, hobbit e folletto, è invece a tratti sorprendente. Corrisponde, nello sguardo limpido e luminoso, all'idillio del paesaggio; nel languore, alla sua perdita; nell'ingenuità, alla generale assenza di malizia, di drammi non reversibili, di sentimenti oscuri che in effetti non appartengono al film-romanzo, che pure non è privo di asperità e contiene, anzi, accanto al tòpos bucolico, la realtà concreta di povertà, analfabetismo, solitudine e disagio di bimbi orfani, soli, trascurati o soggetti a una pedagogia poco indulgente e mai abbastanza laica. Tutto risolvibile se l'animo resta aperto e il cuore incontaminato. In questo, il personaggio di Clara, immobile, purissimo e faticoso, sembra il corrispettivo stesso delle vette montuose, e la sua guarigione resta una pagina-scena commovente, come se l'intera montagna di colpo si muovesse -montagne che smuovono le montagne attraverso la bellezza, il candore e il conflitto imposto dalle difficoltà contingenti-. Visivamente parlando, l'amenità dei luoghi non necessitava di cromatismi così accentuatamente laccati, come il panorama cittadino e borghese era già abbastanza allettante e deprimente insieme anche senza tutto quel flou fotografico. Le riprese di animali (l'aquila, per esempio), rompono il flusso delle immagini somigliando a filmati di repertorio da documentario e il fermo immagine finale, pur avendo un senso nel ricondurre idealmente alla pagina scritta, letteraria, illustrata, spezza il brio del panorama e risulta una scelta fin troppo classica, quasi pedante. In generale, gradevole ripasso in breve di un noto classico, aderente allo spirito e alla trama originari. Quanto poi un classico sia definibile tale non perché tutte le epoche vi si adattano, ma perché a tutte di volta in volta si può adattare la sua chiave, che va quindi colta, interpretata, restituita, sarebbe un discorso lungo e forse anche interessante, tuttavia non è questa la sede. Ma era il caso di lanciare almeno un accenno, non polemico, solo costruttivo.