TRAMA
Noah Baumbach e Jake Paltrow intervistano Brian De Palma.
RECENSIONI
Inquadratura frontale al regista che parla in camera, intervistatore fuori campo, sequenze tratte dai film montate tra loro e commentate dallo stesso cineasta: Noah Baumbach e Jake Paltrow dialogano con Brian De Palma. Dal primo corto Icarus (1960) a Passion (2012), il regista si fa guida di un percorso nella sua filmografia: la sorgente Hitchcock e la sua reinstallazione, l'inizio povero e la chiamata dell'industria hollywoodiana, l'oscillazione tra commissione e lavoro personale. I film preferiti e quelli rinnegati, i successi e i fallimenti commerciali, decisivi (soprattutto questi) per scegliere lo script successivo, il thriller primo amore a cui si torna sempre, i ricorsi e i doppi all'interno di una carriera (Redacted come body double di Vittime di guerra). De Palma racconta una visione, la sua, contro gli effetti speciali digitali ('They are visual clichés') e per il piano sequenza, apoteosi della messinscena alla sua massima possibilità; spiega la costruzione di scene, come la ripresa di Blow Out in cui la macchina da presa ruota insieme al nastro che gira, realizzata con spostamenti degli oggetti nella stanza provocati in tempo reale dal regista; rivela dettagli sugli attori nella rappresentazione, tra cui le parole bisbigliate da Sean Penn all'orecchio di Michael J. Fox nel finale di Vittime di guerra; insinua percorsi e chiavi di lettura sulla cinematografia Usa del trentennio '70-90, una per tutti la realizzazione di Scarface come contrario di Casinò, il gangster movie caleidoscopico di De Palma contro quello oscuro e crepuscolare di Scorsese. Baumbach e Paltrow lasciano la parola al maestro: davanti alla rilevanza del racconto depalmiano i registi fanno un passo indietro, agiscono di sottrazione e consegnano volutamente una regia assente, che asseconda il percorso con una sola deviazione, la ripresa finale dell'uomo che lascia lo studio e si perde in strada. Qui un dubbio, l'eventualità di continuare a filmare, aleggia e resta intatto. Omaggio e lezione, in posizione di ascolto, oggetto non solo per fan ma divulgativo di un modo di riscrivere e innovare il racconto per immagini, De Palma si apre simbolicamente con una sovrapposizione definitiva: il nome/titolo scorre cubitale nell'incipit teorico, il titolo coincide col regista, il regista è il film stesso. Per metonimia: il cinema.