Drammatico, Sala

TANNA

Titolo OriginaleTanna
NazioneAustralia
Anno Produzione2015
Durata104’
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Nell’arcipelago di Vanuatu, si consuma l’amore impossibile fra Wawa e Dain, della tribù degli Yakel. Quando, per placare l’inimicizia fra gli Yakel e gli Imedin, Wawa è promessa in moglie a un Imedin, i due giovani decidono di fuggire insieme.

RECENSIONI


Vincitore della Settimana della Critica, Tanna è una love-story che ha la forma di un documentario etno-antropologico, o una storia vera raccontata come una fiaba.
Tanna è una delle più fertili e popolose fra le isole che compongono l’arcipelago vulcanico di Vanuatu, nel Pacifico meridionale, a quasi 2000 Km dall’Australia. I rapporti intertribali fra i diversi gruppi aborigeni sono preservati attraverso uno strumento tanto prezioso quanto delicato. Lo scambio delle mogli attraverso matrimoni combinati garantisce il rafforzarsi di legami di parentela fra i membri di tribù altrimenti ostili. Alla fine degli anni ‘80, il suicidio di due giovani amanti spinse gli aborigeni di Tanna a integrare il matrimonio per amore nel Kastom, il sistema non-scritto di leggi e credenze alla base dell’ordinamento sociale locale. Il film ripercorre la storia d’amore, tragica e remota, fra Wawa e Imedin, che preferiscono il sacrificio di se stessi a una vita senza l’altro.
Coppia di documentaristi australiani, Bentley Dean e Martin Butler – sette mesi passati nella foresta pluviale – hanno offerto agli abitanti di Tanna la possibilità di interpretare un episodio del loro recente passato. Tanna riesce a essere, al tempo stesso, una struggente storia d’amore e documentario sugli usi e costumi degli aborigeni. Risalendo molto indietro, il riferimento più nobile – per ambientazione esotica e intreccio – è forse Tabù, il capolavoro di Murnau e Flaherty, girato a Bora Bora all’inizio degli anni ‘30.
Da una prima parte più descrittiva, con la rappresentazione della vita nel villaggio aborigeno, a poco a poco emergono una trama e dei personaggi ben caratterizzati. Al centro, c’è una storia quasi fiabesca, con due protagonisti che inevitabilmente ricordano Giulietta e Romeo, e una serie di figure secondarie, fra le quali spicca la vivacissima, indomabile, Selin, sorellina di Wawa. Nel suo pianto disperato è sintetizzata l’impossibilità di conciliare tensioni sempre più divergenti. L’amore fra Wawa e Dain fa esplodere la difficoltà di fondo della cultura aborigena, sospesa fra l’esigenza di mantenere viva la propria tradizione – di cui il Kastom è parte integrante –, e la necessità di aprirsi alle richieste dei più giovani, ultimi, sparuti rappresentanti di un mondo a rischio di estinzione (non senza qualche ironia, almeno nell’incontro con gli aborigeni “cristianizzati” della costa).
A fare da sfondo, gli incontaminati e lussureggianti paesaggi – spiagge, foreste, vulcani – di Vanuatu, che la fotografia di Bentley Dean e la colonna sonora (elettronica/ambient) di Antony Partos ammantano di un’aura romantica e mitica.