TRAMA
Un agente temporale, nel tentativo di fermare un terrorista bombarolo, resta sfigurato: il suo nuovo volto è quello di un barman che conosce Joe, nel passato donna che tentò di entrare in un’agenzia spaziale. L’agente vuole reclutarlo.
RECENSIONI
È nato prima il gallo
Avvezzi a zombi, alieni e vampiri scritti (male) di loro pugno, stavolta gli australiano-tedeschi Spierig (Undead e The Daybreakers, sempre con Etahn Hawke) si affidano al geniale racconto di Robert A. Heinlein “Tutti i miei fantasmi” (All you zombies, 1959), con rispetto e ampliamenti: per movimentare nel giallo (colore dominante) e giustificare il Temporal Bureau, aggiungono la traccia sul “Bomber”, declinandola affinché intersechi i paradossi temporali inventati dallo scrittore. Vanno oltre, con i paradossi del nemico fortificante da preservare e della letterale coesistenza, nello stesso individuo, di preda e predatore (chi genera chi?). Anche l’inedita idea del volto sfigurato è funzionale (in un libro i visi non si vedono): l’aggiunta della figura dell’agente-capo, invece, sottrae claustrofobia alla solitudine (figlia della Consapevolezza?), annulla la soggettiva di una mente schizofrenica e non serve il cortocircuito esistenziale, dove la canzone “I’m my own grandpa” poggia sul dilemma dell’uovo e della gallina (il gallo?), in una spirale che porta fino al Creatore. Nel tentativo di approfondire le conseguenze del paradosso di Heinlein sull’identità del personaggio e sui concetti di Predestinazione e Libero Arbitrio, i fratelli Spierig preservano misteri ed enigmi affidandosi ad esasperanti dialoghi ellittici/forbiti e a non contestualizzati colpi/cambi di scena (e tempo: 1945, 1963, 1970, 1975, 1985…): il percorso è faticoso, non sempre ben governato ma discretamente compiuto e affidato ad una drammaturgia coraggiosa (spiegone finale per immagini escluso) che, a specchio del (co-?)protagonista ermafrodita, è trans-gender, parte come fantascienza (d’azione, poi ponderosa e retrofuturista), diventa sitcom alla “Cin Cin”, noir (Io narrante, impianto investigativo: Blade Runner. Peter Spierig, alle musiche, imita Vangelis), dramma infantile (il dolore dell’orfano e del diverso con l’excursus nel dopoguerra), thriller Blown Away, racconto sentimentale e film d’addestramento, chiudendo con un’angustiante dichiarazione d’Amore a se stessi. Si nasce soli, si muore soli. Fondamentali Sarah Snook e il suo trucco: l’ultimo paradosso dell’opera è la sua somiglianza, in abiti maschili, a Leonardo Di Caprio.