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TRAMA
Cinque anni d’amore a New York.
RECENSIONI
Reduce da Beautiful Creatures, film young adult di finissima scrittura, e dalla sceneggiatura di Dietro i candelabri di Soderbergh, LaGravenese adatta per il grande schermo un musical romantico (e semi autobiografico) di Jason Robert Brown andato in scena Off Broadway nel 2002. La storia è quella di una relazione che si snoda attraverso cinque anni e le cui tappe fondamentali sono consacrate in altrettanti momenti musicali: l’incontro, la passione, la convivenza e poi, tra varie difficoltà, fidanzamento, matrimonio, tradimento e definitiva rottura. Sul piatto della costante discussione il successo immediato di Jamie come scrittore e la gavetta infinita di Cathy, attrice e cantante che passa di provino in provino, di delusione in delusione.
Lo schema è da antologia ed è esaltato dalla freschezza dei numeri musicali (ottime le canzoni) e dall’atipica struttura di una narrazione che si muove su due piani temporali invertiti. Così, quando seguiamo la ragazza il tempo va a retrocedere (dall’addio all'inizio del connubio), mentre quando il film si pone dalla prospettiva del giovane la storia procede regolarmente in avanti.
La decostruzione del percorso narrativo punta all’apoteosi del finale, laddove, nella medesima situazione spaziale, l’incontro amoroso (il punto di vista di Lei) e la rottura del legame (il punto di vista di Lui) si fronteggiano: in un unico momento, in quell’unica scena, romanticismo e dramma convivono sì, ma in comparti stagni, stridendo e quasi elidendosi.
LaGravenese, in evidente omaggio al cinema della Nouvelle Vague, gira con mano leggera e camera a mano un film low-budget tanto delicato quanto ragionato, esplora i luoghi in cui le vicende si svolgono, chiamando le ambientazioni direttamente in causa (le stanze della casa e i suoi oggetti come altrettante narrazioni, New York come una mappa amorosa/dolorosa - la splendida sequenza a Central Park in cui le prospettive contrapposte si incrociano su fidanzamento e matrimonio -), fidando sull’incisività dei superbi interpreti e sulla densità di una storia che sembra segnata fin dall’inizio da una crepa che diventa frattura man mano che si evidenzia come le due vite seguano, come le linee temporali che le raccontano, due direzioni opposte e contrarie.