Commedia, Drammatico, Recensione

SARÀ IL MIO TIPO?

Titolo OriginalePas son genre
NazioneFrancia/ Belgio
Anno Produzione2014
Genere
Durata111'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo di Philippe Vilain
Montaggio

TRAMA

Clément, giovane professore di filosofia parigino viene trasferito ad Arras per un anno. Lontano da Parigi Clément non sa come occupare il suo tempo libero, fin quando non incontra Jennifer, una parrucchiera…

RECENSIONI

Nella forma ingannevole di una commedia garbata (laddove trattasi di un dramma controllatissimo), Belvaux mette in scena un complesso confronto tra due mondi, due persone che provengono da dimensioni culturali diverse, da luoghi e ceti differenti. Clément, docente di filosofia e scrittore, si trova temporaneamente in provincia e fa la spola con Parigi in attesa di ritornarvi in pianta stabile: la transitorietà dell'esperienza nella cittadina di Arras potrebbe coincidere con la cosciente transitorietà della relazione con Jennifer, parrucchiera. Potrebbe, appunto: il film, lucidamente, non rivela il pensiero dell'uomo su quel rapporto, la sceneggiatura mantenendo imperscrutabile il suo atteggiamento. Clément se da un lato è conscio della distanza tra il suo mondo e quello di Jennifer (in base al pregiudizio di classe - sociale e intellettuale - di appartenenza: le pennellate sull'ambiente alto-borghese da cui proviene l'uomo), dall'altra parte non le riferisce di aver pubblicato un libro che, mettendo a nudo le sue teorie su sesso e amore, attesta il suo non credere a un'idea di coppia: perché non vuole che lei scopra il suo pensiero a riguardo? O perché, piuttosto, stando con Jennifer, il suo pensiero è cambiato? Il momento in cui rinuncia a regalare il volume alla ragazza concentra tutta l'ambiguità sottesa al racconto.

Belvaux in Sarà il mio tipo? (tipica, fuorviante titolazione italiota del ben più pregnante Pas son genre) oscillando delicatamente tra pensiero e azione e (classicamente) tra ragione e sentimento, descrive con grande sottigliezza l’evoluzione del rapporto, dà spazio alle implicazioni derivanti dal confronto tra i due personaggi (due filosofi, ciascuno a suo modo), con scene tutte significative (lo stupendo concentrare l’attesa della ragazza per l’appuntamento seguendola nell’intero corso della giornata; il ralenti tragico con il quale si rende il senso di spaesamento di Jennifer dopo l’incontro con la collega di Clément e la mancata presentazione - solo per citarne due -) senza sbagliare una battuta o un passo, lavorando di ricamo psicologico, sulla puntuale descrizione di un quotidiano probabile e affidando i tre atti in cui si snoda il racconto morale a tre karaoke (riassunti della dimensione provinciale, testimonianze ulteriori della differenza tra i due amanti): l’ultimo - I Will Survive: sopravviverò - si rivela anticipazione in didascalia dell’apocalittico, bellissimo finale (ecco qualcuno che sa come chiudere un film: annotate).