Animazione, Recensione

LA STORIA DELLA PRINCIPESSA SPLENDENTE

Titolo OriginaleKaguya-hime no monogatari
NazioneGiappone
Anno Produzione2013
Durata137'

TRAMA

Un anziano tagliatore di bambù trova una minuscola neonata nel tronco di una pianta che sta abbattendo. Meravigliato dall’incredibile ritrovamento decide di portare la piccola a casa dalla moglie e di allevarla come una figlia…

RECENSIONI

La storia della principessa Kaguya fa parte della vasta produzione folkloristica giapponese: una fiaba-miniatura per bambini, come il mito, declinato al maschile, di Momotaro, neonato venuto al mondo in condizioni del tutto insolite e destinato a diventare principe. Due storie di piccoli esseri straordinari, nati nel grembo della natura-madre (Kaguya nasce dal tronco reciso di una pianta di bambù, mentre Momotaro viene trovato dentro una grossa pesca che fluttua sulle acque di un fiume), designati ad incarnare con la loro esistenza divina e al contempo terrena, la ricchezza, la fortuna e tutte le più nobili virtù dell'animo umano. Takahata disegna una principessa bambina con tratti sottili e limpidi, illuminata da colori tenui e delicati che riprendono le tonalità delle ambientazioni naturali rappresentate con cura minuziosa per i dettagli e per le più impercettibili componenti del mondo animale e vegetale. Lo stile ricorda quello utilizzato nel precedente I miei vicini: gli Yamada: segni leggeri e impalpabili, quasi abbozzati che richiamano il mondo dell'infanzia e che tremano di luce su uno sfondo bianco. La scelta di un disegno aperto, composto da linee vive che tracciano contorni evanescenti e tremuli seduce e incanta nella sua leggerezza e lievità, permettendo alla protagonista di sciogliersi e perdersi negli sfondi acquerello, tessendo un'impalpabile sinergia tra l'interiorità del personaggio e l'ambiente nel quale è immersa. Liberandosi dalla prosopopea e dalla retorica del mito la linea si muove e con essa sussulta e vive il personaggio. Takahata osserva il movimento in tutte le sue manifestazioni (dall'alternanza delle stagioni, allo spettro cangiante dei sentimenti umani) e vi raccorda la storia di Gemma di Bambù (soprannome dato a Kaguya dai bambini del villaggio). Il movimento è gioco perpetuo e la sua repentina interruzione segna una cesura livida che prelude alla fine dell'età dell'innocenza e al lutto per un'infanzia gioiosa ormai conclusa. La condanna che Kaguya è destinata a scontare è l'immobilità eterna e divina, l'arresto forzato dell'esperienza attraverso la quale ogni essere umano è chiamato a pensare e costruire se stesso. Dopo la parentesi terrena, si fa ritorno alla rigidità del mito e ai suoi rappresentanti e ambasciatori, gli abitanti di una Luna deserta e inospitale che reclamano la propria principessa scesa sulla terra.

Si rievoca ancora una volta, come era stato in Una tomba per le lucciole, ma anche nel più apparentemente disteso Pom Poko, il motivo dell'adattamento fallito, la riflessione sui processi che portano gli esseri viventi a tentare drammaticamente un innesto nel mondo entro il quale sono, loro malgrado, iscritti, esponendoli sovente alla caduta e alla capitolazione. Questi stessi personaggi, dopo un tentativo di opposizione, si arrendono alla disfatta, banchettano ebbri e danzano su una nave che li condurrà alla deriva e quindi alla morte (Pom Poko), oppure cedono al corteo divino che viene dal cielo (La storia della principessa splendente) per condurli in un altrove senza luce né memoria. Takahata ha sempre prediletto le piccole storie, spicchi di vita di personaggi puri e fragili, umiliati e sconfitti dalla Storia e dalla tradizione, accompagnati da un onnipresente alone nostalgico e malinconico. I suoi disegni rendono possibile la narrazione e la celebrano, permettendo a questi racconti e ai personaggi che vivono al loro interno di trovare un proprio spazio, una personale bolla d'aria dentro l'immaginario condiviso, riconoscendo all'animazione la capacità di plasmare una rappresentazione che sia sintesi dell'invisibile e del reale.