TRAMA
Francia._x000D_
L’avvocatessa Kate Moore prende le difese di un uomo accusato di aver massacrato una famiglia americana in vacanza. E’ un licantropo e non è un problema da poco.
RECENSIONI
Accodandosi al fortunato e ripetitivo approccio meta- di genere, La metamorfosi del male mostra fin da subito le sue intenzioni. Il sangue che ricopre i titoli di testa è dentro la macchina da presa, quasi fosse da essa generato. Siamo già complici di questo modo di vedere lorrore del reale. Quellorrore nascosto, fuori campo, sovrannaturale che caratterizza la corporatura irsuta e titanica di Talan, luomo lupo perfetto, il colpevole divorato dal sistema e messo alla ribalta mediatica. Dal primo massacro al campeggio in pieno buio, il licantropo verrà intrappolato dentro le immagini, quelle immagini dalle fonti più disparate (telegiornali, telecamere a circuito chiuso e di sicurezza, materiale privato dindagine, etc) che deformano la realtà e paradossalmente sono loro a creare il mostro.
Non è più tempo però delle creature come una volta e il male trasmesso al titubante nerd Galvin, darà origine a una licantropia 2.0, non più reietta, ma clamorosamente in linea con la contemporaneità. La nuova belva rinnega la sua origine (anche sociale), si depila, contiene la propria pulsione bestiale. Un alieno che riconfigura limmaginario, ma soprattutto si infiltra tra le immagini, le controlla, le sfrutta a suo piacimento, diventando un personaggio televisivo che parla (e oscura) gli stessi crimini che commette durante la luna piena. Lutilizzo delle dinamiche del potere che voleva espropriare la famiglia di Talan e utilizzare i terreni per riversare scorie nucleari.
Il male non è più da cercare, essendo ormai serenamente integrato nellessenza stessa della rappresentazione.
Dalla teoria alla pratica e arrivano i problemi veri.
Ciò che colpisce è sicuramente il senso di continuità narrativa dato dalla fittizia, e piuttosto approssimativa, discontinuità degli strumenti di ripresa. Un senso di “essere registrati” che invade anche gli intermezzi più propriamente privati dei protagonisti. Questi seguono il caso, discutono, tirano le somme, ma l’utilizzo della camera a mano vorrebbe dare la sensazione che insieme a loro ci sia qualcuno. Chi? Non importa (guardate come è costruita la sequenza iniziale nel bosco).
E’ un modo per comunicare quel senso omologante della rappresentazione che mette ormai sullo stesso livello il materiale esplicitamente di repertorio e non. Si fermasse qui Wer, sarebbe stato anche un film interessante, ma purtroppo le idee sono facili a deragliare, soprattutto se tiri fuori futili love-story, personaggi bidimensionali, uso scioccante del digitale (si rimpiange la trasformazione di Leon Chaney Jr in dissolvenza incrociata), forzature splatter, etc.
Per una volta però possiamo anche accontentarci e apprezzare il tentativo.