Documentario, Sala

SUL VULCANO

TRAMA

Un racconto del Vesuvio attraverso le voci dei suoi abitanti, le citazioni degli scrittori, le immagini di repertorio.

RECENSIONI


E’ un film emanato da un luogo, quello di Pannone. Il titolo Sul Vulcano indica un posizionamento, il Vesuvio nella devastata terra campana e le persone alle sue pendici, ma è anche complemento di argomento: “a proposito del vulcano”. La linea documentaria segue tre storie principali (la lavoratrice di un vivaio, un pittore che dipinge con la lava, una giovane cantante), in montaggio alternato ad estratti letterari recitati su riprese d’epoca: le molte citazioni, da Majakovskij a Leopardi, costruiscono gradualmente una mitologia vulcanica radicata nella tradizione/superstizione, delineando i confini di un territorio intimo, un “vulcano interiore” che contrasta nettamente col realismo degli abitanti, seppure “in posa” dinanzi all’inquadratura. In questa relazione, nel dialogo tra il mito vulcanico e il pedinamento delle persone comuni, sta la dialettica che muove il film. E sarà sempre compito della letteratura riconciliare il rapporto uomo-vulcano: nel finale l’ipotesi di una convivenza pacifica è affidata al Vesuvio che parla in prima persona, nel monologo di Sándor Márai.


Come nel precedente Il sol dell’avvenire, dove le Brigate Rosse “germogliano” da uno spazio fisico e mentale (la taverna emiliana che ospitò il loro patto fondativo), anche qui una condizione umana e sociale viene generata da un luogo: il Vesuvio “erutta” i suoi abitanti, che in cambio lo affrontano attraverso uno sguardo doppio, la corazza della tradizione contro il dato empirico della scienza. Così, dopo la parola a chi teme una nuova eruzione, punizione biblica per i nostri vizi, Pannone “scetticizza” lo scenario con l’intervento del vulcanologo: questo sfiducia una mitologia, ovvero smonta il vulcano-mostro con la fisica esponendo l’impossibilità di una catastrofe prossima ventura, ma tuttavia non ridicolizza l’irrazionale, lo rispetta come parte del reale.


Il regista lascia parlare i suoi personaggi e “intervista” citazioni e materiali di repertorio, in cerca della costruzione di un percorso dall’intreccio di queste spinte: egli, come nell’altro film, conferma un’adeguata non interferenza negli stralci realistici, ma insieme manovra lo spettatore e lo guida dalla sua parte, nel suo discorso che in fondo si limita a una dosata tripartizione (voci di cittadini / estratti da scrittori / video storici). Il possibile significato di Sul Vulcano si intuisce nello sbirciare nella bocca del drago, suggerire sensi che a loro volta ne suggeriscono altri (per esempio, l’“eruzione” dell’immondizia nelle strade: i rifiuti come la lava), evocare una tradizione e metterla in dubbio, insomma nel meccanismo dei suoi contrasti: la loro forza però è altalenante, a tratti arriva più solida e compiuta, a tratti mostra chiaramente la semplicità del suo schema.