Drammatico, Sala

RITORNO A L’AVANA

Titolo OriginaleRetour à Ithaque
NazioneFrancia
Anno Produzione2014
Durata95'
Fotografia

TRAMA

Amadeo torna a Cuba dopo sedici anni all’estero. Gli amici organizzano una festa in suo onore.

RECENSIONI


La paura è il sentimento principe, la base stessa dell'esistenza di cinque amici di mezza età nella Cuba di oggi: paura come retaggio dell'oppressione subita in gioventù, ma anche paura di invecchiare, di scoprirsi non più giovani e ancora irrisolti, in perenne attesa di una rivoluzione che non ci sarà o che, se mai c'è stata, è risultata molto più simile al capitalismo di quanto gli stessi spiriti critici siano disposti ad ammettere. Paura e disgusto di se stessi, della miseria materiale e più ancora spirituale che questi maturi ragazzi avvertono come unico collante del loro gruppo. L'amicizia, come nota la saggia mamma di Aldo, è comunque un piccolo miracolo quotidiano: non arresta lo scorrere inesorabile del tempo, non ne cancella le devastazioni, ma offre una chiave di lettura che induce a un cauto ottimismo, o almeno a una serena accettazione del dolore trascorso e di quello futuro. Al pari dei suoi personaggi Cantet è timoroso, quasi spaventato dalla potenza (che resta tutta sulla carta) del soggetto: spaesato quanto Amadeo (e tutti gli altri), incerto sul tono da adottare, saltabecca fra commedia, dramma intimistico e tentazioni a sfondo attico (l'unità di tempo, luogo e azione è, come il titolo originale, una precisa indicazione in questo senso), tenta di trasformare le figurine in personaggi ma coglie solo sporadicamente (ad esempio nei dialoghi fra Tina e Amadeo) quello che i cinque amici sentono ma non osano confessare, forse neppure a se stessi (e questo benché parlino ininterrottamente per tutta la durata del film). Ne esce un ritratto volutamente dimesso e sotto le righe, innegabilmente sensibile e misurato, ma davvero troppo schematico e risaputo per risultare minimamente interessante, e questo nonostante l'eccellente prova di tutti gli interpreti. Solo nella scena finale, anzi nell'ultima inquadratura, il film riesce finalmente a essere all'altezza delle sue ambizioni: nell'alba che segna una (im)possibile rinascita, i personaggi si stagliano, finalmente muti, in un paesaggio che compendia i loro sogni e le loro ossessioni, mentre il tempo scivola inesorabile verso un futuro che rimane una minaccia sospesa. Non è poco, ma non basta a risollevare/risolvere il film.