Documentario

MESSI

TRAMA

Riuniti nello stesso ristorante, professori, allenatori, amici d’infanzia, compagni del Barça, giornalisti, scrittori e personaggi della storia del calcio, analizzano e raccontano il personaggio Messi fuori e dentro il campo, passando in rassegna i momenti più significativi della sua vita. Visto dalla prospettiva unica di Álex de la Iglesia, Messi ricrea l’infanzia e l’adolescenza del giocatore, dai suoi primi calci al pallone alla decisione di lasciare Rosario alla volta di Barcellona. Dalla difficile separazione con la famiglia all’incontro e al ruolo che hanno svolto nella sua carriera personaggi come Ronaldinho, Rijkaard, Rexach e Guardiola. [dal sito delle Giornate degli Autori]

RECENSIONI

Ciò che colpisce di più di Messi è proprio la sua assenza, questo perché, cavalcando l'onda dell'entusiasmo collettivo, lo si innalza a leggenda. E una leggenda diventa non tanto una perfetta ispirazione agiografica, ma piuttosto una rappresentazione iconica su cui giocare.
De La Iglesia non si pone limiti e si lancia in un ritratto su più livelli dal sapore di rimasticatura pop(olare). Un lussuoso ristorante fa da cornice, dove amici d'infanzia, ex insegnanti, giornalisti, compagni di squadra (Iniesta, Pique, Mascherano), mostri del calcio (Cruyff), banchettano a suon di carne al sangue e calici di vino, blaterando sulla genesi di un campione, sulle sue caratteristiche tecniche, sulla sua unicità, in linea con qualsivoglia discorso da (presunto) critico. A inframmezzare queste chiacchere da bar ci pensa da una parte la ricostruzione da sceneggiato televisivo, volontariamente edulcorata, dai facili sentimenti, che segue le vicissitudini del piccolo Lionel fino al suo arrivo a Barcellona, dall'altra il materiale repertorio che varia da vecchi video amatoriali alle sequenze della sua consacrazione a miglior giocatore del mondo. Ci immergiamo quindi dentro un pastiche ridondante che accumula materiale, ma crea allo stesso tempo un vuoto nella sua rappresentazione. Siamo nel puro eccesso, nella ghignante messa in scena della perfezione umana e sportiva, senza alcuna macchia. Siamo nella finzione insomma, vittime di un'opera che cavalca l'illusione entustiastica di un eroe che vediamo mediato e raccontato con tanta enfasi, ma che, in fin dei conti, rimane un enigma. O meglio uno sterile prodotto di consumo.