Drammatico

THE SMELL OF US

Titolo OriginaleThe Smell of Us
NazioneFrancia/ Belgio
Anno Produzione2014
Durata92'
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

Baby-prostitute, minorenni che si concedono con leggerezza in cambio di un Iphone ultimo modello, adescamenti via social. Le cronache dei giornali sono piene di notizie di questo tipo, che disegnano un quadro delle nuove generazioni. Un quadro che vorrebbe essere esaminato da Larry Clark con il suo cinema della gioventù bruciata. E così il regista-fotografo atterra a Parigi – la prima volta che esce dall’ambiente americano – e si infila nella vita degli skater, già assurti a simbolo della vacuità giovanile da Gus Van Sant in Paranoid Park con ben altro spessore cinematografico va detto, per scoprire le loro fragili esistenze, assolutamente identiche a quelle dei teenager americani e non solo, nel comune substrato di una omologante street culture.

RECENSIONI


Come ogni altro film di Clark, emerge la contraddizione che permea la poetica del regista fotografo. Da un lato il mostrare corpi nudi giovani, acerbi con uno sguardo voyeuristico, con una fotografia compiaciuta e, a modo suo patinata. Uno sguardo ravvicinato, che accarezza la pelle dei ragazzi, la peluria, che coglie ogni dettaglio fino a dare il senso dell’odore dei corpi, contemplati e vivisezionati. È quella stessa estetica che guida il suo lavoro di fotografo, la sua pornografia alternativa, il suo cinema fisico di corpi imberbi e immaturi, messi in esposizione, in bella mostra, come in una galleria fotografica. Con la differenza che il medium fotografico per sua stessa natura rimane confinato in ambienti di assoluta nicchia, gallerie, mostre, riviste del settore. È il passaggio al cinema, a un pubblico di massa, a generare la provocazione. Clark si pone, e pone giocoforza lo spettatore, sullo stesso piano dei vecchi bavosi del film, fruitori della prostituzione teen, o dei voyeur che riprendono atti sessuali con videofonino. Dall’altra parte lo sguardo del regista è quello di un cupo moralismo, di una condanna di abiezione in cui fa sprofondare lo spettatore come in un vortice senza via d’uscita. Droga, canne, superalcolici, birra, smartphone di ultima generazione e sesso rappresentano il manifesto di una generazione senza speranza nella visione di un regista che insegue le nuove generazioni fin dai tempi di Kids. Sono due emisferi cerebrali di Larry Clark che non hanno mai dialogato tra di loro. Clark comunque si rivela sempre con un approccio fotografico, superficiale e mai analitico, semplicistico nel delineare il retroterra famigliare difficile come base per l’autodistruzione dei personaggi. Ben altra profondità ha la trattazione dello stesso tema della prostituzione adolescenziale è quella di François Ozon in Giovane e bella.


Mai come in questo film di Clark, abbondano le riprese interne, le visioni registrate degli stessi ragazzi, tramite videofonino onnipresente, estremamente traballanti e mosse, o quelle, grandangolari, con telecamere per riprendersi nelle esibizioni con lo skate, in un continuo alternarsi e intrecciarsi tra visioni soggettive, non dei ragazzi ma dei loro strumenti di ripresa, e oggettive, in realtà soggettive del regista. Vorrebbe essere un modo di ‘abbassarsi’, di mescolarsi alla tribù.
L’apparizione cameo di Michael Pitt può rimandare a Bully, il precedente film di Clark in cui era protagonista, ma anche ai ragazzi che esplorano la sessualità nella Parigi sessantottesca di The Dreamers. E in tal caso segnerebbe una presa di distanza temporale: il sesso come atto politico di liberazione e contestazione dei giovani dell’epoca, ora ridotto a passatempo contro la noia. Pitt nel triangolo bertolucciano era l’americano che si immergeva nella cultura francese ed europea. Clark invece fa cantare alla ragazza accompagnata da chitarra una canzone ricorrente che contiene la strofa “la nuit américaine”, in una Parigi, pur con la Torre Eiffel campeggiante, dei palazzoni bianchi, dai muri scrostati e anonimi. L’effetto notte non è l’anelito truffauttiano a un grande cinema fatto di artifizi, bensì una tensione a una società in cui riflettersi in una miseria reciproca.