Animazione, Fantasy

DRAGON TRAINER 2

Titolo OriginaleHow to train your dragon 2
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2014
Durata102'
Sceneggiatura
Montaggio

TRAMA

Cinque anni dopo gli eventi del primo film, a Berk vichinghi e draghi vanno d’amore e d’accordo. Si scopre, però, che tale Drago Bludvist sta catturando dei draghi per formare un esercito con cui, boh? Dominare il mondo? Forse.

RECENSIONI

Dean Deblois è rimasto da solo, e si vede. In Lilo & Stitch, piccolo gioiello della produzione Disney cosiddetta minore, era stato co-sceneggiatore e co-regista, ma il soggetto era di Sanders ed era quest’ultimo che aveva marchiato l’estetica dei personaggi con i suoi tratti caratteristici. In Dragon Trainer aveva co-scritto e co-diretto, sempre con Sanders, ma basta dare un’occhiata sinottica a Stitch e a Furia Buia per farsi un’idea su chi fosse il “maggior responsabile” dell’operazione. Dragon Trainer è stato, forse, l’unico prodotto Dreamworks a poter combattere ad armi quasi pari con l’animazione Pixar. Il gap non è mai stato tanto formale/tecnico quanto contenutistico. Di scrittura. Ecco, la sceneggiatura di DT era davvero ottima. Buoni dialoghi, personaggi ben delineati e zucchero in dosi giuste ne facevano un Bildungsroman credibile con inattese, piccole, fisiologiche crudeltà. Un cartone che finisce con il bambino protagonista mutilato, per dire, non è una cosa che si vede tutti i giorni.

In questo Dragon Trainer 2, è il solo Deblois a cantarsela/suonarsela (Sanders si limita a produrre) e se la cava quasi decentemente, ma nulla di più. Aumenta le dosi di azione che coreografa così così, facendo un passo indietro sulla strada dell’inintelligibilità (e dire che inizia a capirlo anche Bay che, se si esagera col montaggio frenetico e i movimenti di macchina, si rischia di non capirci più nulla); ripropone, fissa nell’ambra e circoscrive le stesse psicologie dei personaggi (il primo film dava l’impressione di maggiore coralità); scrive una storia fondamentalmente semplice ma la rende farraginosa e non sempre chiarissima; gestisce in modo tutt’altro che impeccabile il nuovo zenit emotivo, con l’episodio del tentato omicidio di Hiccup da parte di Furia Buia (e morte del padre) che rischia di macchiare il film con uno sbilanciamento tragico difficile da riequilibrare nel pur consolatorio epilogo. Stavolta, insomma, mi pare si possa dire “era meglio il primo” senza sentirsi intellettualmente pigri, scontati e faciloni.

A livello grafico, figurativo, di animazione, di profondità di campo per il 3D, di colori e fantasie in volo, nulla da eccepire: siamo ai livelli del primo e oltre, grazie al nuovo software Apollo, che permette un’interazione migliore di decine di personaggi (vedi i numerosi draghi nella caverna). Ma il cambio di regia da Chris Sanders (impegnato con I Croods: qui si limita a fare da produttore esecutivo) alla sua spalla Dean De Blois non giova alla saga, si perde il fascino di un romanzo di formazione fra due creature menomate e si rincorre la meraviglia a tutti i costi, a partire dalla prima scena stile Harry Potter con giochi su scopa volante (con buffe pecore maltrattate), passando per i voli spericolati con Sdentato in cielo, per arrivare a tutta una serie di faccette, carinerie, artificiosi momenti di pathos e insopportabile Io narrante, fino al canonico pistolotto-arringa finale. I momenti “salienti” sono avvicendati senza convinzione perché redatti per imitazione del capitolo precedente: la menomazione “tragica”, ad esempio, qui si specchia nella morte del padre, del tutto fuori luogo in un dipinto gaio, picaresco e farfallone. Che la sceneggiatura/drammaturgia sia inefficace lo rivelano molti altri passaggi, come la spiegazione della lontananza della madre (“L’ho fatto per non nuocerti”: tanto basta a Hiccup e regia per sedare qualsivoglia animosità) o le motivazioni inesistenti della cattiveria di Drago (che ricorda F. Murray Abraham: se odia i draghi perché rincorre il potere con loro?). Senza contare che anche il personaggio di Astrid, centrale per la riuscita del precedente capitolo, qui scompare. Gli occhi, comunque, godono per la varietà di draghi in campo, fino all’epico scontro fra i giganteschi Alpha. Lo iato di cinque anni dal primo film è colmato dalla serie Tv Dragons.