TRAMA
Una compagnia teatrale sta allestendo un musical dell’orrore. Un serial killer ne approfitta per fare una strage.
RECENSIONI
Gran premio "paura" al Festival di Avoriaz, segna l'esordio dell'attore e aiuto-regista "horror" Michele Soavi, che ha lavorato con Lamberto Bava e Dario Argento. Il titolo (vedi Suspiria) e il commento sonoro di Simon Boswell non lasciano dubbi sui debiti che ha questo nuovo autore con il citato maestro italiano del thriller: era comunque meglio intitolarlo "Il gufo assassino" (inquietante la maschera del killer!), in quanto di delirio non c'è traccia. L'idea di partenza non è male, anche se già sfruttata dal precedente Demoni: intrecciare realtà e finzione sul palco d'una rappresentazione (bello l'inizio in cui la macchina da presa rivela in ritardo la messinscena), rendere il regista cinico e gli interpreti ("colpevoli" di sfruttare la violenza ed il sesso per attirare il pubblico) spettatori della regia di un pazzo assassino "reale", che fa di tutto il teatro il proprio "set", vi intrappola gli astanti e, da vero "artista", compone una macabra pittura vivente con i cadaveri. Purtroppo Soavi e lo sceneggiatore Luigi Montefiori, invece che sfruttare al meglio gli spunti ed i paralleli possibili, preferiscono servire il solito piatto, prevedibile e meccanico, a volte persino gratuito: un banale gioco al massacro in cui gli elaborati punti di inquadratura, gli effetti del montaggio parallelo che il regista adopera per non soffocare all'interno di un solo ambiente (come Demoni), finiscono solo con l'appesantire la scorrevolezza e lo spettacolo. Un Fantasma dell’Opera elementare ed effettistico, sincopato più che nervoso, girato in inglese e doppiato male. Da vedere, però, la sequenza da tachicardia della chiave incastonata fra le assi. Il "director's cut" è stato distribuito solo in Inghilterra.