Docufiction, Proibiti

STO LYKO

Titolo OriginaleSto lyko
NazioneGrecia/Francia/Gran Bretagna
Anno Produzione2013
Genere
  • 67743
Durata74'

TRAMA

Quattro giorni nella vita di due famiglie di pastori che lottano per la sopravvivenza in un remoto villaggio tra le montagne della Nafpaktia, regione della Grecia occidentale. La crisi ha colpito anche questa terra inospitale, spazzata dal vento e dalla pioggia: l’anziano Paxnis lo aveva previsto; persa ogni speranza, lui e la moglie si aspettano il peggio. Giorgios, invece, impossibilitato a vendere le sue capre, si trova schiacciato dai debiti e cerca conforto nel bere. La bellezza ancestrale della natura osserva indifferente la catastrofe, e gli uomini non hanno altra soluzione che rivolgere la loro rabbia contro i più deboli. (dal catalogo del TFF)

RECENSIONI


Nato come documentario sul quotidiano di un remoto villaggio greco, Sto lyko finisce per scegliere di registrare l’accanirsi della crisi sugli ultimi: sui margini rurali, su chi vive a stretto contatto con le materie prime, su chi abita agli antipodi del simulacro finanziario e la cui economia è fondata, da sempre, sulla mera sussistenza. Nessun romantico ritorno antimodernista allo stato di natura, nessuna narrazione espiatrice. Chiari strumenti di fiction organizzano quadri da documentarismo etnografico, scene in cui il gusto geometrico per la composizione, l’agonia della durata e la cura del sound design pesano concretamente sulla tragedia del reale. E la fanno pesare: s’innesca una dialettica sconcertante tra la miseria crescente e incontrovertibile di questa Grecia che s’estingue e le forme di un cinema arty impoverito, che sa di non poter redimere il mondo e dunque lo sfrutta, estetizzandolo in questo paradossale barocchismo della sottrazione e dell’immersione, riducendo il film all’irrecuperabile progress di una natura morta, definendo questo mondo in un finale allegorico d’effetto, che è l’evidente sineddoche di un’apocalisse.