Bellico

GLI INVASORI

Titolo OriginaleForty-ninth parallel
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1941
Genere
Durata123'

TRAMA

Un sommergibile nazista si nasconde nella baia di Hudson, Canada, e viene affondato. I sopravvissuti s’impadroniscono di un aereo e finiscono, più a Sud, in una pia comunità di luterani.

RECENSIONI

 

Un’opera di misurata e non faziosa propaganda, dove Michael Powell e lo sceneggiatore Emeric Pressburger (Oscar per il soggetto: collabora già da anni con Powell, ma apporrà la firma da regista solo l’anno successivo), per soddisfare il Ministero dell’Informazione che ha commissionato il film, preferiscono “battere” il nemico sulla qualità di cui è deficiente, il senso dell’umorismo, facendo una sorta di variazione sul tema del loro precedente La Spia in Nero. L’idea “dell’invasione del Canada” (il cui confine con gli Stati Uniti è al 49° parallelo) é, anche, una mossa strategica per sollecitare l’intervento in guerra degli U.S.A. (le ultime parole famose del canadese: “Noi, qui, stiamo tranquilli”), l’idiozia dell’ideologia nemica si dimostra da sola (il personaggio eroico di Leslie Howard, considerato un rammollito, simbolo della decadente civiltà occidentale), la ferocia sardonica dà scacco matto ai punti deboli della megalomania del Terzo Reich, ma senza commettere lo stesso errore “razzista” che identifica un popolo tout-court con il Male (c’è anche il tedesco con rimorsi di coscienza…). Powell gira per lo più in esterni, predilige profilmici “reali” mentre la pellicola, pur tesa e drammatica, è pervasa da questa sottile vena beffarda nell’osservare gli invincibili ariani in un on-the-road allegorico che li decima chilometro dopo chilometro, mentre incontrano un allegro cacciatore (l’ottimo Laurence Olivier), la carità cristiana di una comunità religiosa, la civiltà e il bon ton di uno scrittore e, infine, un disertore: varie rappresentanze, cioè, di una società democratica, libera ed ospitale che, immancabilmente, la cieca filosofia della razza superiore tende ad annichilire, pur avendo più volte la facoltà di ravvedersi. Qualche passaggio frettoloso (il capo dei tedeschi che, all’improvviso, scopre imprudentemente le carte con i fratelli cristiani; la scena in cui un suo subalterno lo colpisce alle spalle) che non inficia un’opera ricca di spunti e scene brillanti (la gag del nazista che dà dei marci e depravati ai canadesi mentre si fa una doccia d’acqua ghiacciata; lo sguardo da lince dell’indiano che scopre il nemico tra la folla…).