Commedia, Recensione

PRISCILLA LA REGINA DEL DESERTO

Titolo OriginaleThe adventures of Priscilla, queen of the desert
NazioneAustralia
Anno Produzione1994
Genere
Durata104'

TRAMA

Per raggiungere un locale dove devono esibirsi, due travestiti e un transessuale attraversano il deserto con un autobus.

RECENSIONI

 

Nel deserto, al cinema, c’era già stato di tutto: mancavano le Drag Queen. L’australiano Stephan Elliott sfrutta questa bellissima idea per dare vita ad un festoso on-the-road, sospeso fra realismo e onirismo, specchio dell’eccentricità nell’essere e nel vestire di questi “cabarettisti” con costumi kitsch (da Oscar), sfavillanti di paillettes, indimenticabili per linee e colori. Furore del camp. I tre protagonisti sono un eccitante pugno nell’occhio negli sfondi naturali magnificamente fotografati, esseri post-contemporanei in pop-art, marziani stile Le Ragazze della Terra sono Facili che invadono culturalmente il pianeta. La metropoli (Sydney) era la loro prigione e rifugio, ora si proiettano coraggiosamente nella provincia più arretrata, fino agli aborigeni, creando non pochi feedback d’intolleranza. Come ogni on-the-road che si rispetti, anche questo diventa viaggio di formazione, alla scoperta del rispetto della diversità, ma senza troppi (melo)drammi, stemperati (anche) da una parte finale ottimista, con la nuova generazione che non si fa intimorire da genitori poco ortodossi. La commedia diverte nelle tipiche schermaglie dispettose, pettegole, volgari, capricciose delle adorabili “checche” che esasperano nel grottesco movenze e modi femminili; ma regala anche sequenze iconografiche da antologia (come quella di Priscilla, l’autobus, che sfreccia nel deserto con un lungo strascico), e una colonna sonora che rispolvera gli anni d’oro dell’apparire per essere, quelli della disco ’70: “I will survive” di Gloria Gaynor mixata con canti aborigeni (!), gli Abba, i Village People fino a “Sempre Libera” da La Traviata, trionfo di un gustosissimo cattivo gusto. Sorprendente e coraggiosa la prova di Terence Stamp (anche se, sul palco, è proprio impedito). L’unica che riesce a surclassare questi irresistibili mutanti è un’asiatica esibizionista che spara palline da ping-pong dalla vagina: essendo comunque una donna sessualmente “normale”, il suo anomalo numero è, nella finzione, accettato dal pubblico. Un paradosso che dà da pensare, come il misterioso essere che ogni tanto attraversa l’orizzonte di sabbia.