Thriller

GLI OCCHI DEL TESTIMONE

Titolo OriginaleMute witness
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Genere
Durata95'

TRAMA

Muta, responsabile del trucco per un film girato a Mosca, è testimone dell’esecuzione di un’attrice porno per uno snuff-movie.

RECENSIONI

L’esordiente Anthony Waller, con radici cosmopolite (natali a Beirut, studi in Inghilterra, gavetta pubblicitaria in Germania), accompagna l’esemplare esecuzione del thriller con una curiosa, sottile, vena (auto)ironica. Non parodistica né autocompiaciuta, gioca fra realtà e finzione, insinua nella tensione passaggi farseschi che, a parte qualche personaggio dichiaratamente demenziale (fra cui il regista del film nel film), non nutrono l’accostamento commedia/horror alla John Landis ma conducono il genere in una fase autoriflessiva, richiamando la potenzialità assurdo/grottesca degli stilemi per far paura e, viceversa, la potenzialità spaventosa delle anomalie (anche facete) che s’insinuano nel percorso pre-visto, in un continuo, quasi invisibile per quanto raffinato, gioco di specchi fra messinscena (di Waller), messinscena (quella dei “cattivi”) e messinscena (ciò che, tolto l’F for Fake, dovrebbe costituire la “verità”), con la non causale scelta di una protagonista che crea illusioni ma non può riferirle. Alla Hitchcock, l’incedere spietato ed insieme sarcastico dei misfatti produce pura paura: la terrificante soggettiva dell’assassino termina nella messinscena di un set cinematografico; l’assassino a caccia che scopre le tende e non trova una, ma decine di paia di scarpe è una gag che non stempera la tensione; l’angoscia creata con la chiave ballerina nella toppa dissolve la propria artificiosità nella consapevolezza dell’artificio; il raccordo fra accoltellamento e taglio di una fetta di carne sanguinolenta, pur ironico, accresce anche il ribrezzo. Film-saggio a parte, non mancano brani di maestria: il gioco di rumori nella sequenza della vasca, il volto di lei dietro il finestrino rigato dalla pioggia, confondibile con quello della defunta rinvenuta dentro un sacco di plastica. L’ammirazione per l’opera rientra di fronte a certe inverosimiglianze di sceneggiatura (la muta che preferisce starsene sola la notte dell’omicidio, seppur nota agli assassini, e che apre la porta di casa con nonchalance), all’esacerbato, quindi prevedibile (il trucco finale degli spari), infine gratuito (il dischetto che salta fuori senza retroscena plausibili) gioco con stereotipi e colpi di scena, alla non sempre efficace ambiguità fra commedia e terrore: nel finale, la gag di lei che si denuda per attirare l’attenzione del voyeur è riuscita, quella del tappeto che neutralizza due poliziotti sfora nell’improponibile.