TRAMA
Il nonno di una ricca ereditiera è sul punto di morire: è il momento di presentargli il fidanzato che, però, resta bloccato nella nebbia con l’aereo. Lei trova un sostituto, il nonno guarisce, intuisce e sta al gioco.
RECENSIONI
Poco promettente esordio di Jack Smight, buon regista televisivo (fra gli altri, “Ai confini della realtà” e “L’ora di Alfred Hitchcock”) e documentarista occasionale (The Sound of Jazz, 1957): in prove successive si rivelerà autore interessante, più negli intenti che nei risultati, per commedie/oggetti originali, a “stile libero” tipico degli anni sessanta/settanta (Non si Maltrattano così le Signore; L'Uomo Illustrato; Coniglio, non Scappare; Il Boia Viaggiante) o per solidi prodotti di intrattenimento spettacolare (Detective's Story, La Battaglia di Midway). Si affaccia sul grande schermo con un’operazione commerciale di plastica, in linea con una moda reazionaria dei primi anni sessanta, fatta di commediole sentimentali acqua e sapone (immancabile la presenza-simbolo della fidanzatina americana media, Sandra Dee), insopportabili per quanto perbeniste ed attempate, non aggiornate nello spirito (erano deliziose, semmai, nel 1941, data di uscita di La Prima è stata Eva di Henry Koster, di cui questo è un rifacimento). Se i protagonisti fossero stati almeno convincenti ed affabili, l’operazione poteva in qualche modo funzionare (come nei titoli firmati da Norman Jewison nel periodo, dello stesso stampo): ma qui siamo di fronte a due pretendenti (Robert Goulet e Andy Williams) uno più antipatico dell’altro, a canzoncine stomachevoli, ad una confezione falsa per quanto ideologicamente programmata su tara borghese (raggiungendo il massimo dell’ipocrisia con il miliardario che si preoccupa del destino dei lavoratori), ad uno sviluppo prevedibilissimo, ad una messinscena debole e, ci spiace dirlo, ad un Maurice Chevalier che non sarà mai un Charles Laughton. Se il racconto è passabile, finisce con il buttarsi via con la troppa, indisponente voglia di riuscire simpatico.
