Recensione, Sentimentale

VIAGGIO IN INGHILTERRA

Titolo OriginaleShadowlands
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1993
Durata131'

TRAMA

1952, Oxford: lo scrittore di racconti per ragazzi e professore universitario C.S. Lewis è colpito favorevolmente da una poetessa americana che lo ammira.

RECENSIONI

È curioso che Anthony Hopkins si sia ritrovato più volte a vestire i panni dell'aplomb e/o formalità inglese in alcuni racconti sentimentali. L'avevamo lasciato pago di un rapporto epistolare con un'americana in 84 Charing Cross Road e compassato maggiordomo in Quel che Resta del Giorno. Richard Attenborough (col quale ha già girato quattro film) gli fa fare un passo avanti: gli insegna che il dolore e la felicità s'appartengono l'uno con l'altro, che le campane di vetro a difesa della sofferenza sono come le stanze dei giochi dei bambini. L'uomo maturo fa esperienze all'esterno, fra le "ombre". L'attore/regista inglese, da sempre, cavalca le biografie di personaggi famosi rendendole un mezzo e non un fine, in sineddoche per un apologo più generale sull'esistenza e sull'uomo. Ha dalla sua l'eleganza formale (splendidi gli scenari naturali e quello, autentico, dell'Università di Oxford) che tratta in modo classico, in "kolossal" la cui iconografia attraversa il cinema di Visconti e di David Lean, anche se il paragone più ovvio, fra tanto "buon gusto" in superficie e sotto la pelle, andrebbe fatto con l'ultimo James Ivory. Ha dimostrato, in carriera, di avere un'encomiabile talento nel dirigere gli interpreti: Hopkins è veramente superlativo, magnetico, commovente (non gli è da meno la ritrovata Debra Winger). Attenborough, purtroppo, cede sempre ad un certo freddo accademismo e, cosa peggiore, non s'esime mai dal frequentare schemi banali. Questa rievocazione dell'amore fra lo scrittore C.S. Lewis (1898-1963), profondo conoscitore dell'"amor cortese" rinascimentale, e la poetessa americana Gresham, ha una prima parte bellissima, tenera e persino divertente nello scontro fra due culture e modi d'essere, con l'americana impetuosa e diretta, e l'inglese sornione, obliquo. La seconda, pur mantenendo un'aura romantica, stiracchia la propria vena patetica, e si fa oltremodo scontata: potere della penna del suo autore, quel William Nicholson di Nell che adatta una propria commedia, già portata in Tv nel 1985.