TRAMA
Gaby manda avanti la sua fattoria da una vita. Il suo matrimonio è andato a rotoli, le due figlie vivono da tempo a Montréal e hanno pochi contatti con lui. Quando la maggiore gli chiede un aiuto economico, lui è pronto a mettere in discussione la sua vita.
RECENSIONI
Pilote si afferma, al secondo film, come uno degli interpreti più lucidi del cinema della crisi e, dopo Le vendeur, propone un altro ritratto-emblema, quello di un uomo solo di fronte allevoluzione dei tempi, un fattore che, nella galoppante recessione, è costretto, a causa delle difficoltà della figlia, a ripensare al rapporto con quella terra che è stata la sua vita e la sua prigione.
Come nel precedente lungometraggio il regista parte dal particolare (la storia del protagonista) per allargare la parabola in macrodiscorso, la situazione dellindividuo divenendo simbolo dellattuale, difficile congiuntura. Lo smantellamento del titolo indica, al di là della circostanza particolare della vendita della fattoria del protagonista, una dismissione epocale, la fine di unera e rappresenta il confronto tra due generazioni, quella dei padri - legata alla concretezza della terra, al lavoro duro che produce frutti materiali - e quella dei figli - interprete di uneconomia aleatoria, quella del debito, e che di fronte al fallimento ricorre, a volte cinicamente, alle residue certezze genitoriali -.
Le coordinate del discorso di Pilote sono affidate ad elementi sì evidenti, ma mai pretestuosi, che risultano perfettamente coerenti con la storia che si racconta e con l’affresco più ampio che si vuole tratteggiare: così il rifiuto del pc da parte del protagonista, il suo rapporto con le banche, il discorso dell’allontanamento dalla terra (un suicidio metaforico con l’uomo costretto in un appartamento-loculo), la figura del giovane aiutante (che resiste e rimane nella campagna - l’incrocio finale tra i due -) riverberano una visione che è specchio del contemporaneo, senza suonare artificiosa né didascalica.
Diviso in due capitoli (che segnalano i rapporti di Gaby con le due figlie) Le démantèlement conferma la scrittura pregevole di Pilote e il suo occhio felicemente contemplativo, la sottigliezza nella descrizione degli ambienti e dei personaggi in un complesso filmico molto strutturato nel quale, con sapiente elaborazione della materia umana, si amalgamano bene anche i riferimenti letterari (Re Lear - la figlia lo recita a teatro -, nella sua variazione balzachiana, Papà Goriot) che ne arricchiscono la partitura senza giammai scadere nel preziosismo.
Premio per il miglior attore al Torino Film Festival 2013; meritava di più.