Drammatico, Recensione

LA RICOSTRUZIONE

Titolo OriginaleLa Reconstrucción
NazioneArgentina
Anno Produzione2013
Durata93'
Fotografia

TRAMA

Eduardo vive solo, è un lavoratore impeccabile e sembra non poter essere scalfito da nessuna emozione. Un giorno accetta di partire per aiutare un vecchio amico e la sua famiglia. Sarà l’occasione per riscoprire la sua umanità.

RECENSIONI

Juan Taratuto è un affermato regista argentino. Con La Reconstruccion passa dalla commedia al dramma riuscendo a rendere credibile l’evoluzione di Eduardo, un uomo chiuso e introverso, provato da un grande dolore che lo ha isolato completamente dagli altri. La sua voglia di lasciarsi tutto alle spalle è forte, ma si concretizza in un’incapacità di accogliere il cambiamento, di abbandonarsi al nuovo. Sarà la contingenza a offrirgli una seconda possibilità di riaprirsi agli affetti. Il dolore altrui, quindi, come specchio in cui confondersi per poi ritrovarsi. Sono due i lutti che si elaborano nel corso del film. Quello del protagonista che ha perso la moglie dopo una lunga malattia, dalla cui morte non si è mai ripreso, e quello di una famiglia allegra e movimentata, che di colpo si trova senza punti di riferimento. È la scrittura che permette di credere alla maturazione di Eduardo, inizialmente incapace di fermarsi per soccorrere le vittime di un incidente stradale e alla fine in grado di assumersi le responsabilità di una famiglia non sua. Sono piccole e impercettibili tracce narrative a consolidare la sua trasformazione, il suo percepire l’esterno non più come distante ma come approdo e consolazione. Il tutto con naturalezza, senza cedere a derive patetiche ed evitando le immancabili scene madri che di solito fanno da contraltare alla sobrietà delle premesse quando si tratta di personaggi destinati a nuove risolutive consapevolezze. Determinante il contributo di Diego Peretti, maschera sciupata dalla vita a cui ogni felicità sembra preclusa, che fa della misura il suo punto di forza nel tratteggiare un personaggio con cui non è facile, soprattutto all’inizio, stabilire un’empatia. Una regia in punta di piedi fa il resto, mostrando il potere della sottrazione nello smuovere le emozioni. Tanto che si finisce per sciogliersi insieme al protagonista nell’abbraccio finale che sigilla la sua definitiva rinascita.