Drammatico, Proibiti

AIR DOLL

Titolo OriginaleKûki ningyô
NazioneGiappone
Anno Produzione2009
Durata125'
Sceneggiatura
  • 60329
Tratto dadall'omonima serie manga di Yoshiie Gōda
Scenografia

TRAMA

Nozomi, una bambola gonfiabile, “trova un cuore”: esplorerà il (suo) mondo, sperimentando relazioni alquanto complicate.

RECENSIONI


Tratto da un manga di Yoshiie Gōda, Air Doll (presentato a Cannes nel 2009 nella sezione Un certain regard) affronta il tema, da sempre caro alla letteratura fantastica (da E.T.A. Hoffmann in giù), dell'automa che prende vita e, più ancora, coscienza di sé, arrivando a confrontarsi alla pari con il proprio creatore o, nel caso in questione, con il proprio fruitore. Un giorno Nozomi (il nome è quello della precedente fidanzata del suo “utilizzatore finale”) scopre (potenza dell'amore? capriccio del destino? allucinazione?) la bellezza del cosmo e inizia, dapprima con cautela, poi con disinvoltura sempre maggiore, a percorrere le strade del proprio quartiere. Giorno dopo giorno si costruisce una vita “normale” (le virgolette sono d'obbligo, visto che l'aggettivo mal si adatterebbe all'umanità ritratta da Koreeda e al suo orizzonte di surrogati, che siano giocattoli o protesi tecnologiche), scopre l'amore (per un giovane collega, cui sarà fatale), il fascino dell'ignoto, il dolore, la meschinità del prossimo (il ricatto che la riporta alle origini), l'ottusa sincerità dell'antico “padrone” (vorrei che tornassi come prima, che stessi semplicemente zitta, le dirà, dopo l'iniziale sconcerto), la perplessa rassegnazione del Prometeo da società postindustriale che l'ha creata. Perfino l'amore, che è osservazione e imitazione dell'altro, non sa offrirle che una consolazione effimera e avvelenata. Il suo destino è segnato, la favola si chiude dove era iniziata, con un finale solo in apparenza ottimistico, in realtà tragico e insieme derisorio. La brillantezza delle immagini, i colori tenui, le luci soffuse, il volto dolcissimo e pietrificato di Bae Doona contrastano magnificamente con la cupezza della sceneggiatura, e la studiata, o meglio, perfettamente calibrata lentezza con cui si srotola davanti ai nostri occhi il circolare percorso di questa bambola innocentemente crudele e inconsapevolmente assassina è al tempo stesso ipnotica e perturbante.