TRAMA
Mentre nell’universo, con Parallax, si libera la forza distruttrice della paura, si schianta sulla Terra, morente, un membro della forza di pace dei Lanterna Verde, il cui anello d’energia sceglie il pilota aeronautico Hal Jordan come suo successore. Prerogativa: un coraggio che lui ancora non possiede.
RECENSIONI
Colonna portante dei DC Comics, nato nel 1940 ma arrivato a “compimento”, com’è noto ai più, nel 1959, Lanterna Verde, su carta stampata, è tornato al successo negli ultimi anni grazie allo scrittore Geoff Johns (qui consulente creativo): la produzione aveva, quindi, buone speranze (vedere anche il seme di un sequel dopo i titoli di coda) di ottenere successo con questa trasposizione cinematografica, spendendo 200 milioni di dollari in effetti speciali. Non è andata così e non è difficile capirne il motivo: la sceneggiatura è terribile, ricorda quelle fornite con il distributore automatico dalla Golan-Globus negli anni ottanta (robaccia come Superman IV). Non convince nemmeno Ryan Reynolds: quella bella faccia da schiaffi non offre sponda ai tormenti che gli autori vorrebbero cucire addosso al suo personaggio. D’altro canto, anche il buon Martin Campbell, che nelle produzioni ad alto budget ha perso le sue peculiarità da audace regista di serie B, non sa rendere credibile una sola scena adibita al pathos: sono tremende anche le sequenze in cui tenta di emulare il romanticismo del Superman di Richard Donner (il montatore è lo stesso: Stuart Baird), con Lanterna Verde che si gonfia come un pavone e la bella che risponde “Che figata!” (tanto per fare un esempio del livello dei dialoghi). L’opera si salva per due ingredienti non da poco: il racconto è strepitoso e, per quanto la sceneggiatura, alla Thor, si ostini a comprimere la fantascienza di mondi alieni e scontri galattici nelle quattro mura dei piccoli problemi umani, la trama dispiega comunque tutta la sua potenza nella mitologia presa a prestito dal fumetto, fra energia della Volontà, potere della Paura, esseri eterni e protettori universali. Un potenziale immenso che meriterebbe davvero seguiti all’altezza. Poi c’è l’apparato degli effetti speciali (1550 inquadrature digitali, ad opera, per lo più, della Sony Imageworks: anche la tuta del supereroe è, per la prima volta, “disegnata” sul motion capture): coesiste, con il live action, un vero e proprio gioiello d’animazione, ammaliante per iconografie, esseri e movimenti. Notevole anche il Parallax divoratore di mondi, ideato dallo stesso creatore del mostro di Super 8: emozionante il suo arrivo sulla Terra nel panico, per un effetto 11 settembre non casuale. Peccato.