Horror

SINISTER

TRAMA

Ellison Oswald è uno scrittore in cerca di ispirazione che decide di trasferirsi con la famiglia in Pennsylvania, in una casa che un tempo fu luogo di un terribile omicidio: gli Stevenson, che allora l’abitavano, furono trovati tutto impiccati all’albero adiacente l’abitazione, eccetto la piccola Stephanie da allora scomparsa. Il suo obiettivo è risolvere il caso in vista del suo nuovo libro. Dopo il ritrovamento di una scatola di Super 8 contenente i video dell’assassinio e di altri simili, Ellison si rende conto di trovarsi di fronte a un misterioso legame di sangue che li collega tutti. Una verità oscura è pronta ad emergere e a tormentarlo.

RECENSIONI

Il Male è un passaggio di consegna, una metastasi virale che invade il privato, ne perturba la quiete, o forse, ne fa emergere patologicamente le dinamiche sovversive nei confronti dell'istituzione famigliare. Lo scatolone in cui furono archiviati i documenti del caso Emily Rose è il nuovo punto di partenza e d'indagine, passa simbolicamente nelle mani dello scrittore Ellison Oswald (il ritrovamento dei super 8) e ripristina la tensione interpretativa su un reale che risulta un vicolo cieco fintanto che non viene trasfigurato nella finzione paranormale (vedi Paranormal Activity 3). Come a dire che l'immagine (cinematografica) nel suo costante atto manipolatorio (il poltergeist insito nel dispositivo), colma la ricerca del suo senso occulto, di ciò che necessariamente deve esserci dietro, accontentandone una delle ossessioni più vivide della nostra contemporaneità. Nella sua sfacciata veste di meta-horror, Sinister mette in scena una vera e propria analisi filmica, quella di Ellison che cerca di portare a galla il filo conduttore dei vari home videos, tra importazioni in digitale, operazioni di post-produzione e tanti altri vezzi debitamente ridimensionati, perché, a conti fatti, sono i film a svelare se stessi e a respingere ogni fisima 'critica'. C'è sempre qualcosa d'invisibile all'occhio e il protagonista se ne renderà conto nel momento stesso in cui l'agnizione finale avverrà grazie a un aiuto esterno, al deus ex machina demoniaco.

Come per L'esorcismo di Emily Rose in bilico tra legal thriller e horror di possessione, Derrickson punta a un bipolarismo di genere, riproponendo un'idea di cinema che non esita a sottolineare ancora una volta i suoi palesi limiti.
Fino a quando la detective story dell'insoddisfatto scrittore, angosciato dal desiderio di successo, rimane tale nel limbo che separa la cronaca nera dalla magia rituale, tutto procede in un clima lynchano di potenziale schizofrenia, rendendo accattivante l'influenza del meccanismo meta- come catalizzatore d'ipotetici incubi mentali. Quando però lo sviluppo prende la piega fin troppo deducibile della ghost story e punta decisamente su di essa, Sinister deraglia inesorabilmente, vuoi per maschere alquanto discutibili (i bambini e Burghuul), vuoi perché la portata teorica si accontenta della  fusione tra le due dimensioni e, nella definitiva mattanza degli spettri che gigioneggiano tra le mura di casa, la piega cade nell'effetto e nella ridimensionante semplificazione. Non mancano di certo ulteriori aforismi sulla macchina degli incubi presieduta da un guardiano che vive nelle immagini e usa queste come portali per accedere al nostro mondo ma, tali disvelamenti, sebbene ricchi di potenziali implicazioni (su tutte il potere persuasivo e di emulazione ad opera delle immagini stesse) si stemperano nel gioco di paura. E qui non si può non puntare il dito su un viziaccio tipico dell'horror degli ultimi tempi che non riesce a reprimere il desiderio di regalarci un sussulto telecomandato grazie all'uso indiscriminato del sound design. Diciamo che, come altri suoi simili, a Sinister piace vincere facile in alcune sequenze, non riuscendo a dare il giusto valore alla colonna sonora firmata Christopher Young, convulsione elettronica di loop e generi agonizzanti. Le immagini ti possiedono (Ellison investito dal fascio di luce del proiettore) per poi assorbirti dentro di esse. Una suggestione ben dichiarata che purtroppo perde i colpi proprio nel momento stesso in cui vuole rendere omaggio all'immaginario dal quale propriamente dipende. A chiudere il cerchio, una chiara allusione alla sequenza dello snuff movie di Lost Highway. Ma quello è un altro film.