TRAMA
Parigi: tre ragazzi americani salvano la vita ad un’aspirante suicida. Frequentandola, finiscono ad un party…di lupi mannari.
RECENSIONI
Anthony Waller (che compare nel finale come il dilaniato conducente del metro) ha studiato bene il cult-movie di John Landis, Un Lupo Mannaro Americano a Londra, ed era il regista più adatto a replicarne lo spirito dato che, nel suo precedente film Gli Occhi del Testimone, univa con sagacia thriller e ironia. Non gli mancano le capacità tecniche (vedere l'apertura "gotica"), né il senso dell'umorismo (divertente come commedia giovanile), sa spaventare al momento giusto, riaprire delle parentesi buffe, inventarsi una dolce e anomala love-story che parte con la scarpetta di Cenerentola e pare chiudersi come Romeo e Giulietta. Julie Delpy senza veli prende il posto di Jenny Agutter, il personaggio di Tom Everett Scott ricorda molto l'originale di David Naughton: quella di Waller è una felice "replica", orfana solo dei trucchi di Rick Baker (sostituiti dalla meno efficace computer-grafica) e di uno svolgimento del racconto che sapeva essere anche crudele, lasciando all'orrore un'aura inquietante (qui s'identificano, in modo banale, i licantropi con un gruppo di neonazisti). Lo script, ad opera del regista e degli autori del demenzial/horror Freaked, è sapido, ricco di situazioni buffe e particolari, dal "tour" con bump-jumping dalla torre Eiffel e sesso sulla tomba di Jim Morrison, al rave party dentro la Chiesa. Gli autori non nascondono nemmeno una certa ferocia contro gli americani, preda preferita dai lupi mannari, mentre tutti i poliziotti francesi fumano e se ne fregano del "politically-correct". Una co-produzione europea da esportazione di cui andar fieri, ma non è stato così.