Commedia, Recensione

RUBY SPARKS

NazioneU.S.A.
Anno Produzione2012
Genere
Durata104'
Sceneggiatura
Montaggio
Scenografia
Musiche

TRAMA

Calvin, scrittore alle prese col secondo libro, dopo il successo immenso del primo, è in crisi creativa ed esistenziale. Un giorno riesce a concepire Ruby, la sua nuova eroina letteraria…

RECENSIONI

Essere nipote di cotanto nonno (Elia Kazan) e figlia di due sceneggiatori (Nicholas Kazan e Robin Swicord, responsabili rispettivamente di L'uomo bicentenario e Amori & incantesimi) non fa automaticamente di Zoe Kazan, classe 1983, una sceneggiatrice provetta. Però fa di lei, quasi certamente, una persona esposta fin dalla giovane età ai meccanismi dello showbusiness, alle nevrosi del processo creativo e a una quantità inusuale di cinema visto da entrambi i lati della macchina da presa. Il suo script d'esordio fa tesoro del suo vissuto e prende alla lettera una delle regole auree dello sceneggiatore in erba: scrivi solo di ciò che conosci. Le cose migliori di Ruby Sparks si accendono della sincerità cinica della sua autrice: il ritratto del giovane scrittore col blocco, incastrato nella sua stessa fama; l'ipocrita vacuità della cricca di star letterarie, fotografata nei party per vip dal respiro hollywoodiano di Langdon Tharp (un azzeccato Steve Coogan). Senza contare che l'intero coté metanarrativo dell'opera, ovvero la creazione letteraria di un personaggio femminile modellato sulla volontà di un autore, pare frutto di esperienza personale e, nel suo intento teorico, si manifesta quasi come una vendetta. Messa in bocca a Harry/Chris Messina, fratello del protagonista e titolare del comic relief, la frase “Le donne stravaganti e incasinate, i cui problemi non fanno che renderle più adorabili, non sono reali” suona come giudizio non velato sulla moltitudine di ruoli femminili graziosi, variopinti e invariabilmente complicati&irresistibili dell'odierna commedia romantica. Donne deliziosamente complesse e imbronciate, stralunate e bizzarre, carine e incomprensibili, sceneggiate, ovviamente, dagli uomini. Come la Zooey Deschanel di (500) giorni insieme, in qualche misura evocata e parodiata dagli estremi di entusiasmo e atarassia della Ruby di Zoe Kazan. Donne così non esistono, dichiara l'autrice, se non nella mente degli scrittori, e in questo senso Ruby Sparks ha sapore fin troppo programmatico, da tesi di laurea in drammaturgia, nella descrizione del dispotico processo di “aggiustamento” della creatura Ruby sulle esigenze e sulle fantasie del suo creatore/sceneggiatore.

Quello “meta” non è però l'unico livello dell'opera: anzi, l'intero elemento “magico” dell'apparizione di Ruby passa in secondo piano per divenire metafora vagamente ridondante della natura egoistica dei rapporti di coppia. C'è un momento preciso in cui avviene la svolta dalla commedia al dramma, ed è il colpo di scena in sordina che vede protagonisti Calvin/Paul Dano e la sua ex incontrata fortuitamente al party di Langdon. Sino a lì dipinta allo spettatore come un mostro senza cuore che ha scaricato il protagonista mentre questi affrontava un lutto grave, Lila (Deborah Ann Woll) rivela in prima persona come è realmente finita la sua storia con Calvin: a causa dell'invidia di lui per il suo successo professionale, del timore che lei mettesse in ombra il suo genio già offuscato. In un twist inusuale per una commedia romantico/fantastica, Calvin appare ora, anziché come un ansioso e sfortunato ragazzo in cerca dell'anima gemella, piuttosto come un megalomane dall'ego ipertrofico, un insicuro cronico intrappolato nel meccanismo seriale di ricerca di conferme negli occhi della partner. Nel parossismo della sequenza in cui Calvin rivela a Ruby la sua natura di mera creatura soggetta al potere di un dito sulla macchina da scrivere, la commedia romantica si accartoccia su se stessa come le bozze scartate in un cestino. Resta la nuda verità su Calvin, e per estensione, sui rapporti di coppia: siamo esseri soli e mediocri, in cerca soltanto di qualcuno che ci faccia credere il contrario, e pur di aggrapparci a questa illusione non ci facciamo scrupoli a stravolgere la sua natura, pur di sentire ancora una di quelle frasi. “Sei un genio”. “Non ti lascerò mai”. “Ti amo”. Non cambia troppo le carte in tavola il finale solo in apparenza lieto, che pare ricalcare a distanza quello di Eternal Sunshine of the Spotless Mind (non a caso, in un'opera che insegue, pur con ambizioni diverse, la dolorosa commistione kaufmaniana di vita&finzione): tutto si dimentica e si ricomincia da capo, in un loop più agro che dolce, senza alcuna garanzia che i risultati saranno differenti o migliori.

Nuovamente al timone del solido, ancorché imperfetto, script di un esordiente (dopo quello, comunque superiore, di Michael Arndt per Little Miss Sunshine), i registi Dayton & Faris si limitano a un altrettanto solido mestiere, dando l'impressione di essere guidati dalla giovane Kazan (anche produttrice, oltre che autrice e interprete) più che il contrario: è proprio quando si avvicinano alla dimensione corale/famigliare del loro precedente successo che Ruby Sparks funziona meno. Difficile perdonare il segmento della visita alla madre di Calvin, una splendida Annette Bening al limite della macchietta, fidanzata con l'altrettanto sopra le righe Antonio Banderas: in pochi minuti, grazie anche alle caratterizzazioni così superficiali dei due personaggi adulti, evaporano molte delle ambizioni dell'opera di porsi in controtendenza rispetto a certi vizi della commedia, anche indie, americana. Nonostante l'esperienza trentennale di Dayton & Faris (che  si regalano anche un cameo “per interposta persona”: a Calvin viene presentata una coppia di autori, ex documentaristi, interessati a trasporre le sue opere), Ruby Sparks trasmette una paradossale sensazione di opera prima e di un esordio ha tutti i difetti: la quantità di carne al fuoco non sempre gestita con cura, la presunzione di essere diverso, l'impianto quasi di film a tesi, l'ansia di esplicitare. Certo, ne ha anche i pregi: la freschezza nella scrittura, il coraggio di rischiare nelle svolte di registro, un certo diffuso sentore di autenticità che, in parte, è attribuibile ai dati biografici del cast & credits. Coppia professionale e nella vita Dayton & Faris, coppia di finzione e nella realtà Dano & Kazan: un gioco di specchi che ha lasciato, nella messa in scena, qualche riflesso di vita vera.