TRAMA
Persa la moglie in un incidente, il costruttore edile Glenn Wilson perde anche la custodia della figlia a causa di un suocero giudice. Scopre che i nuovi ospiti della sua pensione sono persone venute dal futuro che osservano gli eventi catastrofici nel corso del tempo.
RECENSIONI
Esordio registico dello sceneggiatore David Twohy, con alle spalle un solo script valido (Warlock, mal valorizzato dal regista Steve Miner), ma che in futuro dimostrerà di essere una delle penne più interessanti del genere fantastico, non tanto per i risultati quanto per l’abilità di evitare gli stereotipi, di ideare racconti immaginifici e ponderati, con sequenze e idee di tutto rispetto. Anche da regista sarà discontinuo, ma questo primo tentativo è apprezzabile se si tiene conto dei pochi mezzi a disposizione: gli standard produttivi sono quasi televisivi, non fosse per l’impiego di una manciata di effetti speciali, eppure Twohy rende giustizia al racconto di C.L. Moore (“Vintage season”) alla fonte, buono per un episodio di Ai Confini della Realtà (serie frequentata dalla Moore, infatti, insieme al marito scrittore Henry Kuttner), con una scrittura raffinata: la traccia fantascientifica che gioca sull’ineluttabilità o meno delle catastrofi si riallaccia al trauma di un uomo che ha perso la moglie in un incidente; l’accusa di codardia rivolta al protagonista dal suocero giudice si ripete per bocca del doppione proveniente dal futuro; è pregnante il dilemma sull’intervenire o meno nel corso degli eventi, avendone la possibilità (ha classe, in questo senso, il finale sospeso, con le note di “Per Elisa” e l’inquadratura di un passaporto ed un timbro che denunciano, forse, un…ritorno). Purtroppo, fra gli interpreti, solo Jeff Daniels e George Murdock sono all’altezza delle sfumature offerte dal sottotesto.