Politico, Recensione, Storico

UN EROE BORGHESE

TRAMA

1974: l’avvocato Ambrosoli della Banca d’Italia è il curatore fallimentare della banca privata di Sindona. Affiancato da un maresciallo della finanza integerrimo come lui, scoperchia un sistema di finanziamenti illeciti e azioni finanziarie internazionali, pestando i piedi a troppi potenti.

RECENSIONI

Placido regista (ed ex-poliziotto) capitalizza l’esperienza (anche da attore) di (in) tanti film di impegno civile e di denuncia politica degli anni ‘70/’80, portando alla ribalta cinematografica (in un momento in cui chi difese l’infame Sindona era ancora al potere) un’altra spina nel fianco del Belpaese corrotto, prendendo le mosse dal libro del giornalista Corrado Stajano (“Un eroe borghese. Il caso dell'avvocato Ambrosoli assassinato dalla mafia politica”, 1991). Picchia duro, denunciando la DC collusa, Andreotti, i contatti istituzionali con la mafia e l’inanità dei vertici che non protessero l’avvocato protagonista. Alla sceneggiatura Graziano Diana, preso a prestito dai film “civili” di Ricky Tognazzi (che ha una piccola parte) e l’Angelo Pasquini de Il Portaborse. Il limite della pellicola è lo schema seguito, uguale a tanti altri pamphlet cinematografici di denuncia, dove impera il senso di morte annunciata e la dicotomia urlata nel contrapporre buoni eroi (con famiglie-modello e tanta onestà d’animo) e cattivi corrotti. Comunque opera professionale, doverosa, risaputa quanto appassionante e con un trio d’attori protagonisti formidabile. Interpretando la parte di un maresciallo della finanza “proletario” che rispetta, quasi in soggezione, quest’integerrimo avvocato, Placido giustifica il titolo, per quanto Ambrosoli, più che eroe, nel film è uomo che compie solo il proprio dovere per conto di uno Stato che gli rema contro.