Drammatico

THE MYTH OF THE AMERICAN SLEEPOVER

Titolo OriginaleThe Myth of the American Sleepover
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Durata97'
Fotografia

TRAMA

Detroit. Quattro adolescenti trascorrono l’ultima notte d’estate prima dell’inizio del nuovo anno scolastico inseguendo i primi baci, le prime pulsioni, i primi amori. I percorsi di Maggie, Rob, Claudia e Scott si incrociano come le strade della periferia dove vivono, che per quella notte si trasforma in una sorta di paese delle meraviglie dove tutto è possibile. Tra feste, flirt e giuramenti d’amicizia, i quattro ragazzi attraversano momenti intensi vivendo esperienze che li segneranno per sempre.

RECENSIONI

The Myth of the American Sleepover (2010) | Cinema of the World
Come l'incipit esteso di un film di Larry Clark ripulito, come un condensato di Dawson's Creek girato da Gus Van Sant, come un aggiornamento di La vita è un sogno di Linklater. The myth of the American sleepover, presentato alla Semaine de la Critique durante l'ultimo Festival di Cannes, è un ritratto dell'adolescenza sospeso tra il Mito Cinematografico, le sue ricorrenze e una serie di affettuose demistificazioni. Opera corale a basso budget, è girata in un coraggioso HD notturno, le cui imperfezioni sembrano ben riassumere esteticamente lo scarto dal prodotto seriale cinematografico: The myth of American sleepover, pur adagiandosi su traiettorie narrative ampiamente già date (sino alla tenera caricatura), è una fotografia di un' età, guarda al pianeta adolescenza con un malinconico, amoroso distacco, senza mai indurre  lo spettatore a salire sull'ottovolante dell'identificazione, rimanendo saldamente un passo indietro, intenta a cogliere dettagli emotivi, goffaggini commoventi, piccoli gesti significanti, più che a imporre emozioni preconfezionate. David Robert Mitchell gira un'opera dove imperano déja vu ben ancorati all'immaginario collettivo, corpi e luoghi standard: la differenza la fa l'occhio della mdp, la distanza verso la materia, capace di restituire piccole indicibile verità. Le inverosimiglianze narrative (dalle forzature agli happy end) sono i toccanti, fondanti slanci utopici di un paradiso/inferno inevitabilmente perduto.