TRAMA
Porter, architetto di mezz’età, felicemente sposato, tradisce la moglie con una bella violoncellista. Una coppia di amici, intanto, si separa dopo che lei ha sorpreso lui a letto con una rossa (che, in realtà, è un uomo).
RECENSIONI
Con questa pellicola, purtroppo, Peter Chelsom ha definitivamente messo a tacere il proprio estro autorale: prima di approdare a Hollywood, in Inghilterra girava pellicole parimenti romantiche ed eccentriche, nostalgiche di un cinema che fu, sicuramente già strutturate con racconti più all’americana che con ferocia inglese (cercava i finali lieti e catartici). Ma aveva anche, figurativamente, un estro felliniano per i costumi e i freaks circensi, mentre la narrazione sposava sempre improvvisi sprazzi bizzarri. Cosa è rimasto qui? Due o tre scene (cene di gala e feste in maschera) diegetiche e poco sorprendenti. Ancora una volta ritrae un personaggio sconfitto, ma lo staglia in un lavoro su commissione anonimo, dove ricalca pedissequamente decine di altre pochade (viene in mente Mariti e Mogli di Woody Allen), senza i pastiche affascinanti cui ci aveva abituato, senza sapidità di scrittura, profondità di rimandi, punto di vista alcuno e senza neppure quella capacità di unire favola ed emozione come in Basta Guardare il Cielo (altra opera statunitense su commissione). Personaggi scontati e drammaturgia meccanica, per opera di due vecchie glorie del genere (gli sceneggiatori Michael Laughlin e Buck Henry) ormai ammuffite.