Commedia, Recensione

SCANDALO INTERNAZIONALE

Titolo OriginaleA Foreign Affair
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1948
Genere
Durata116'

TRAMA

1946: una Commissione del Parlamento di Washington giunge a Berlino per indagare sulla moralità delle proprie truppe. La deputata scopre una tresca fra l’ex amante di un nazista e un ufficiale americano.

RECENSIONI

La Germania Anno Zero (è girato in esterni a Berlino) di Wilder e Charles Brackett (co-sceneggiatore) ha il registro della commedia brillante che omaggia la scuola viennese di Lubitsch con qualche cliché di troppo e fa satira di costume "alla Wilder" (contro il puritanesimo e la superbia dell’american-way-of-life). Sono convenzioni l’adorabile playboy alla Cary Grant (ma è solo John Lund), la commedia degli equivoci, la competizione muliebre per lo stesso uomo, il macho che "scuote" la repressa (Miss Frost) e il finale con i due cuori allontanati da un malinteso. E’ l’insolito, non del tutto riuscito, tentativo di Wilder di "ridere fra le rovine" a lasciare il segno, per dimenticare il passato e ricostruire il futuro, sbertucciando entrambe le parti: la bacchettona deputata repubblicana che intona, ubriaca e stonata, l’inno del proprio stato e il bambino tedesco che disegna svastiche dappertutto (satira dell’indottrinamento nazista); la surreale carrozzella con le bandiere americane e la battuta sulla scollatura della Dietrich ("Ma cos’è che sostiene quel vestito?"; "La ferrea volontà tedesca"); la sensuale Dietrich che solleva la gonna e la preoccupazione del colonnello americano che la riempie di sorveglianti e sorvegliati. A forza di dare colpi al cerchio e alla botte, si genera qualche equivoco di troppo: gli autori prima sbeffeggiano la bigotta, poi simpatizzano con il suo candore da contrapporre all’opportunismo della maliarda tedesca; prima giustificano i "contatti" fra native e soldati con la voglia di frivolezza dopo le pene della guerra, poi dissertano sulla tragedia di un paese in ginocchio che fa di tutto per sopravvivere, anche prostituirsi; prima invitano al perdono, salvando il rapporto scandaloso fra i due protagonisti, poi stigmatizzano la Dietrich (che canta "Black Market" in appariscente mise von sternberghiana) e la imprigionano per colpa del suo passato.