Recensione, Thriller

CHI GIACE NELLA MIA BARA?

Titolo OriginaleDead ringer
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1964
Genere
Durata115’

TRAMA

Dopo diciotto anni che non si vedono, le gemelle Edith e Margaret si ritrovano al funerale del marito di Margaret, amato da entrambe: Edith la odia per averglielo portato via con l’inganno, si vendica uccidendola e prendendo il suo posto.

RECENSIONI

Il pittoresco titolo italiano (l’originale significa “sosia morto”) è già una recensione: l’opera, infatti, nasce sulla scia del successo di Che Fine ha Fatto Baby Jane? di Robert Aldrich, di due anni prima, sempre con Bette Davis, ed è parimenti un thriller sopra le righe, a tinte forti al limite del grottesco, più moderno, quindi, di quanto intuirono i critici dell’epoca (solo il tempo gli ha dato lo status di cult). Bette Davis, in una prova caricata superlativa, replica lo sdoppiamento di L’Anima e il Volto: la dirige l’attore Paul Henreid, suo compagno in pellicole come Perdutamente Tua e Il Prezzo dell'Inganno. Figlio di un barone austriaco, nato in Italia, caratterista elegante ed aristocratico (vedere come, qui, dipinge l’alta società di una nobiltà in decadenza), in questa prova registica non ha la sobrietà dalla sua parte (vedi la chiusura tragica), ma possiede gusto del macabro (la svestizione del cadavere), del dettaglio (l’apertura lugubre con funerale recitato in latino), della sottolineatura che fa cinema moderno ancorandosi al passato (lo script risale al 1944 e il soggetto di Rian James venne già filmato in Messico nel 1946, con Vita Rubata). Tentò la regia più di una volta (spesso in serial tv, da cui provengono anche gli autori della sceneggiatura), facendosi (bene) le ossa con “Alfred Hitchcock presenta”, ma è questa la pellicola per cui sarà ricordato. Fondamentali gli effetti speciali che armonizzano i due volti della protagonista (fatua e tragica, ricca opportunista e sentimentale povera, egoista e responsabile), le musiche debordanti ed inquietanti (il clavicembalo!) di Andrè Previn, la scenografia (la villa dei DeLorca), le azzeccate caratterizzazioni satiriche (l’amica fatua e lesta della vedova).