Etnografico

SONNENSYSTEM

Titolo OriginaleSonnesystem
NazioneGermania
Anno Produzione2011
Genere
  • 67489
Durata100
Sceneggiatura
Montaggio

TRAMA

Nord della provincia di Salta, distretto di Orán, Argentina. Il villaggio di Tinkunaku è abitato dall’antica comunità indigena dei Kolla che vive in una dimensione totalmente altra rispetto a quella moderna. In completa sintonia con la natura, di cui seguono ritmi e cicli, uomini e donne vivono una quotidianità scandita dal lavoro e dai rituali. Tra loro, Viviano e Ramona percorrono il cammino stagionale dalla valle verso il villaggio di Santa Cruz, a 3000 metri d’altezza, dove passano l’estate prima dell’arrivo delle piogge autunnali. (Dal catalogo del Tff)

RECENSIONI


Dalle macerie post-industriali del monumentale Material, Thomas Heise se ne esce con il ritratto muto e contemplativo di un alveo naturale e culturale rimasto intonso da secoli, oggetto di uno studio commissionatagli dal Goethe Institut sulle popolazioni indigene del Nord dell'Argentina. Non inganni tutta quella luce: qui si parla di agonia ed estinzione. È la lenta ma irreversibile sparizione di un popolo intero, la piccola comunità montana dei Kolla, avvolta nel cuore di una natura maestosa, al riparo - ancora per poco - dal cancro della modernità, che bussa alle sue porte per divorarla. Si svela l'idilliaco microcosmo attraverso i suoi riti quotidiani, dalla lavorazione del cuoio alle celebrazioni religiose, dalla macellazione del maiale fino a lampi di folklore carnevalesco, nell'episodio più folgorante del documentario, vicino alle allucinazioni etno-punk di Jamie e Ben Russell. Prima d'immortalare attività, divertimenti e rituali propiziatori dei Kolla, Heise - secondo il rigorosissimo approccio osservativo che lo contraddistingue, distaccandosi là dove inizia ad identificarsi - ha vissuto a lungo in simbiosi con gli indigeni, cogliendone i ritmi e le abitudini d'ogni giorno. Dalla persistenza del suo sguardo, certo impegnativa, deriva una precisione sensibile e implacabile, una cartografia umana che reclama tempi d'osservazione e di comprensione insolitamente dilatati, seguendo la piccola comunità al suo stesso passo, senza invadenze e sovrastrutture, limitando ellissi e cesure. Non importa che i dialoghi dei Kolla rimangano incomprensibili, anche perchè, seppur ci siano ragioni spicce (la difficoltà a trovare un interprete), tradurli equivarrebbe a tradirne l'essenza, illuderci di poter dedurre un esaustivo bignami socio-storico dei Kolla in un'ora e mezzo di film; ma spettatori siamo e tali rimaniamo, ché per comprendere è necessario vivere, senza semplificazioni di sorta. Il punto, però, è un altro. Per Heise non c'è scampo da un Progresso senza memoria né futuro: come un Sistema Solare in graduale raffreddamento, così la piccola comunità si sta spegnendo, incombendo su di essa la vorace metastasi della (post)modernità. Lo confermano i nove minuti finali, in una delle sequenze più travolgenti dell'annata: trattasi di un solo pianosequenza assordante, ripreso da un treno in corsa. Commentata dalla magnifica Lacrimosa, veleggia con ostinazione sui fatiscenti agglomerati suburbani, poco lontano dal villaggio dei Kolla. C'è di che piangere: un requiem di bellezza lacerante.