TRAMA
Venti sigarette per venti fumatori.
RECENSIONI
“1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1+1 +1+1+1 = 20, both elegant and democratic 6:15 + 4:32 + 4:53 + 7:42 + 3:22 + 2:55 + 4:51 + 4:37 + 4:50 + 7:43 + 3:49 + 3:56 + 5:39 + 2:39 + 4:24 + 4:17 + 4:08 + 3:06 + 7:01 + 5:36 = 96:15, revealing and precise”
(James Benning)
20 sigarette fumate, 20 fumatori, 20 ritratti, 20 inquadrature fisse, 20 primi piani.
Un modulo che si ripete perentorio, un'equazione tra frammenti che va a comporre un quadro efficace al massimo livello solo nel momento stesso del suo svolgimento, nel tempo che occorre affinché ogni inquadratura venga letteralmente srotolata sullo schermo. Benning fa brillare l'evidenza di un gesto catturato nella sua evanescenza senza che questo si possa librare in volo perché ancorato, congestionato nel meccanismo ferreo della serialità. Una serialità, quasi antropologica, alla Sander, che scheda, cataloga e riordina un atteggiamento comune basato in realtà sulla perdita e sull'usura stessa del tempo. Da un lato la serialità, e la riproposizione continua della stessa unità di misura (la sigaretta), dall'altro la scelta dell'inquadratura fissa, del primo piano bloccante e congestionante. Queste due dimensioni arrivano a compenetrarsi e a lavorare insieme con la stessa finalità: isolare e decontestualizzare, annullando l'individualità e giocando con ciò che favorisce la concatenazione con le altre “copie”. Benning analizza e studia il proprio “oggetto” dalla stessa prospettiva, riproposta per ben venti volte (un pacchetto di sigarette da 20, appunto) con un automatismo inesorabile che favorisce il processo di straniamento vicino al concetto di “ready made” duchampiano e caro alla filosofia di Warhol. Si incoraggia un desiderio di approfondimento, di accanimento rivelatore da parte dello spettatore che indugia sui personaggi, sulla loro gestualità per larga parte assecondata al gesto del fumare. Una riflessione vertiginosa sull'alterazione del concetto di ritualità quotidiana modificata quando davanti al soggetto si decide di porre la macchina da presa. Venti modi di fumare una sigaretta per venti fumatori diversi, venti modalità per considerare il tempo un'eterna pausa, venti flussi di coscienza silenziosi e ricondotti ad un unico gesto. Benning sfrutta i corpi, i volti e le mani come unica interfaccia per alludere al soliloquio muto che ogni personaggio porta avanti con se stesso. Dialogo dal quale siamo esonerati in partenza, in un'autistica ricerca di approfondimento alla quale involontariamente lo spettatore non riesce a rinunciare. In queste scatole fisse, inquadrature-ritratti, campane di cristallo che conservano intatto l'oggetto rendendolo ignifugo alle speculazioni esterne, in questi contenitori di mondi congelati filtra lento e palpabile il tempo, un tempo che si mostra nella sua concretezza di cenere e di mozziconi. Si distorce in smorfie soggettive, piegando la propria durata ad espedienti del tutto umani, il respiro, le lunghe o brevi pause tra una boccata e l'altra, che incidono e personalizzano quel lasso di tempo che li separa dalla scadenza massima, la fine della sigaretta.