
TRAMA
Cosa ci fanno quattro panetti di cocaina nella zaino di un giovane gigolò rinvenuto in una stanza d’albergo da 10.000 dollari a notte in compagnia di una importante procuratrice distrettuale della scena newyorchese? A doverlo scoprire sono due fixer (risolvono qualsiasi tipo di problema) che si detestano, obbligati a unire le forze.
RECENSIONI
Pochi minuti e si entra nel thriller. Poi si palesa George Clooney, il thriller abbandona in scioltezza le ambizioni noir e sfuma in commedia, ma il primo e unico pensiero è “Apperò! Quanto è figo!”. L’intrigo si complica, la sceneggiatura butta lì un mistero da risolvere per suscitare curiosità e avviare il necessario motore narrativo, ma arriva anche Brad Pitt e il pensiero si evolve in “Apperò! Quanto è figo!”. Li vedi insieme impegnati con grande intesa nel genere “coppia che si detesta obbligata dagli eventi a collaborare”. Il thriller sfumato in commedia resta un sottofondo vagamente esornativo e a prendersi la scena sono sguardi sornioni e botta e risposta più frizzanti nelle intenzioni che nell’effetto, in ogni caso si è troppo distratti dalla perfetta alchimia tra le due star e il pensiero svolta in “Apperò! Quanto sono fighi!”.
È un po’ questo l’assunto del film, impostare un thriller senza troppe pretese, girarlo con cura nella suadente scena notturna di New York, meravigliosamente illuminata da Larkin Seiple, affidarsi a una sceneggiatura che scandisce un rigido countdown (tutto in una notte funziona sempre), sgualcire un po’ il passato e la solitudine dei due protagonisti (ma non l’aspetto, più smagliante che mai) e allungare un po’ il brodo aggiungendo sottotrame simpatiche quanto basta (il personaggio di Austin Abrams è tanto improbabile quanto buffo). Ad assemblare il tutto l’abile Jon Watts (anche sceneggiatore) che aveva già dimostrato di trovarsi a suo agio nel mix tra azione e commedia con la trilogia di Spider-Man con Tom Holland. Tutto quindi, trama inclusa, in cui alla fine nei continui ribaltamenti e colpi di scena si finisce per perdersi (ma poco importa), vive di rendita sul carisma dei due protagonisti. George Clooney e Brad Pitt sono fighissimi e il film sembra doverlo ribadire ad ogni inquadratura, quasi si trattasse di un’azione di personal branding in formato cinematografico. In fondo basta la loro piacioneria a giustificare il prezzo del biglietto, pardon, dell’abbonamento, visto che il film, inizialmente previsto per essere programmato al cinema, è poi stato dirottato da Apple direttamente sulla sua piattaforma, pare per stanchezza nei confronti di precedenti uscite in sala (tra le altre Argylle e Fly Me to the Moon) non premiate dagli incassi e giunte in streaming con la poco allettante etichetta di flop. Scelta discutibile, perché si tratta di un film piacevolmente non memorabile che in sala avrebbe potuto funzionare.
