TRAMA
Esperto in arti marziali, Terry sta andando a pagare la cauzione per il cugino ma la polizia locale gli sequestra tutto e il cugino perde la vita. Il capo della polizia gli offre un risarcimento per mettere tutto a tacere: accetta, sordo alle richieste di una dipendente del tribunale che trova del marcio nell’operato delle forze dell’ordine.
RECENSIONI
Un poliziesco degno del miglior Don Siegel, nonostante le numerose difficoltà produttive: riprese rimandate causa COVID-19, protagonista (John Boyega) che si defila costringendo la troupe a rigirare molte scene, lunga post-produzione. L’inizio è da Rambo (con pizzichi di La Calda Notte dell’Ispettore Tibbs): il militare micidiale nella piccola cittadina del Sud con sceriffo e suoi vice che applicano la legge a modo loro. La parte finale è, ancora dopo Green Room, da western alla John Carpenter: il duello a Rebel Ridge e l’accerchiamento nella stazione di polizia stile Distretto 13: le Brigate della Morte. Ciò che, però, rende il cinema di genere di Saulnier di qualità è la coscienza/assenza di cliché, nelle tipizzazioni (si parte con l’afroamericano che ascolta gli Iron Maiden) e nel modo di riprendere o montare (privilegiando l’impatto della “realtà” a dispetto della spettacolarità): il suo ex-marine non uccide, non vuole mettersi dalla parte del torto e, a modo suo, è rispettoso della Legge (ingegnosi i modi in cui rende inoffensiva la controparte armata). Va di resilienza, calmo e risoluto (ottimo Aaron Pierre): un Uomo Senza Nome che è un altro dei suoi protagonisti spaesati da situazioni violente o inique ma determinati a sopravvivere. Ci mette molto Terry, infatti, a convincersi che deve combattere l’ingiustizia anziché affidarsi ai dettami di una disciplina d’arti marziali che gli ha insegnato l’auto-preservazione. Passo appassionante, colpi di scena continui e la complessità di una trama fondata su di un espediente giuridico-istituzionale che dichiara legali azioni di polizia facili all’abuso di potere (ispirato a fatti di cronaca e a leggi speciali contro la droga, in un giro di giostra fra cauzioni alte, città indebitata e discrezionalità nella gestione dei fondi sequestrati), per un percorso kafkiano non travalicato nei soliti bagni di sangue (che pur potrebbero esserci, viste le abilità del protagonista) ma attraversato con astuzia, perseveranza e il rispecchiamento in una donna ugualmente schiacciata dal Sistema (l’assistente del giudice che, con precedenti, non può vedere la figlia).