Recensione, Thriller

SHADOW PROGRAM

Titolo OriginaleShadow Program
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Genere
Durata100’

TRAMA

L’assistente del Presidente degli Stati Uniti è nel mirino di un sicario manovrato da un governo-ombra.

RECENSIONI

Il greco George Pan Cosmatos non perde occasione di cavalcare le mode e, dopo le avventure belliche negli anni settanta, i film "muscolosi" di Stallone, il fantahorror ed il western, si cimenta nel thriller fantapolitico, malato di complotti presidenziali e spietate cacce all'uomo. È un b-movie (ma non in apparenza: specialità di Cosmatos) teso e dignitoso, quasi mozzafiato, non fosse che il cervello dello spettatore ogni tanto si rilassa, cullato dalla rassicurante e rodata formula dello sviluppo. Cosmatos non è Pakula (la parte finale pare citare Perché un Assassino) né Clint Eastwood (sia da attore, Nel Centro del Mirino, sia da regista, Potere Assoluto) e di un Orson Welles può giusto citare il titolo (il e di un Orson Welles può giusto citare il titolo (il Touch of Evil/Infernale Quinlan in cartellone al cinema). Non è interessato ai sottotesti (politici, psicologici, umani) ma alla tensione cinetica ed animale, compressa in una confezione tecnica di tutto rispetto. Sta agli interpreti dare segnali di "vita cerebrale": Donald Sutherland ci riesce, Charlie Sheen (al solito) no, costretto (?) a macchiette che fanno il verso a Michael J. Fox e impossibilitato a sviluppare il tema dell'(anti)eroe che censura la stampa, corrompe i politici e poi si ritrova dall'altra parte della barricata. Fosse per Cosmatos gli attori assomiglierebbero tutti al killer professionista che dà la caccia a Sheen, un inumano Terminator (casuale la presenza di Linda Hamilton?). Fatta la tara dei dejà-vu, è un buon "thriller in movimento", infermo per esagerazioni: più che ad un complotto pare di assistere ad una guerra civile, fra centinaia di colpi d'arma da fuoco e morti ammazzati nell'indifferenza (?) generale. È, infatti, facile zittire la stampa (è il solito regolamento di conti fra bande rivali) e menare per il naso la security della Casa Bianca. La natura del film si specchia nella sequenza finale del modellino d'elicottero cool che, sparando nel mucchio, fa gran scena di sé senza avere un razionale senso ultimo della propria manovra (se non quello di "elettrizzare" la platea).