Recensione, Thriller

PICCOLI OMICIDI TRA AMICI

Titolo OriginaleShallow grave
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1994
Genere
Durata90'

TRAMA

Il nuovo coinquilino si uccide lasciando una valigia piena di soldi. I tre giovani rimasti nascondono il cadavere.

RECENSIONI

Fra i Coen e Tarantino, tenendo a mente Viale del Tramonto e I Diabolici, Danny Boyle e lo sceneggiatore John Hodge aggiornano la lunga e invidiabile tradizione d'oltremanica di commedie criminali macabre, con un piccolo cult girato a Glasgow in trenta giorni, nello stile virtuosistico e allucinato (post?)moderno (la soggettiva dell'omicidio attraverso il display di un distributore automatico!), con un plot che racimola la rabbia implosa e il nichilismo delle nuove generazioni. Prima ancora che scatti l'intreccio thriller, infatti, la crudeltà dei tre protagonisti fa capolino quando si divertono a torturare gli aspiranti affittuari. La follia omicida che li possiede non nasce dalla venalità, il denaro è una molla che scatta, l'urlo interiore è precedente. Buon sangue anglosassone non mente e il “noir” si raggela nell’(umorismo) nero, amplificandone l’amarezza di fondo nell’impassibile messinscena e con l’ossessiva musica techno che apre e chiude il film. L'importante non è fare bene ma male. Perdere, non vincere (come recita lo show in Tv "Lose a million"). Un’interessante traccia da dibattito “sociologico” che viene accantonata in favore degli effetti del canovaccio, mentre l’acre sadismo (Kerry Fox e il feticismo della scarpa; la vendetta di "Cameron") lascia il posto alla crudeltà pura, alle coordinate dell'incubo, progressivamente annunciato dagli inquietanti flash extradiegetici sulle fobie di giovani senza remore morali, il cui inconscio si ribella attraverso la paranoia (bellissima la trovata del soffitto con buchi voyeuristici), l'egoismo più sfrenato, la tragica solitudine della risata di un pazzo. Alle musiche l'argentiano Simon Boswell che rifà il verso a Keith Emerson (Inferno).