Horror

EXORCISMUS (2010)

Titolo OriginaleExorcismus
NazioneSpagna
Anno Produzione2010
Genere
Durata98'
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

La quindicenne Emma Evans, dopo un litigio con la madre Lucy, ha le convulsioni e la sua famiglia la porta in ospedale, i medici non trovano però alcun problema fisico. Lucy manda la figlia dallo psicoanalista credendo che la ragazza soffra di problemi psicologici. Emma chiede alla sua amica Rose di registrare la sessione di ipnosi con il cellulare, ma il medico muore durante la seduta. Quando Emma ascolta il nastro, crede di essere posseduta dal demonio e chiede ai genitori di essere sottoposta ad un esorcismo con lo zio sacerdote Christopher Taylor.

RECENSIONI

Da L’esorcista in poi è stato un periodico susseguirsi di ragazze con gli occhi bianchi sbarrati e la bava alla bocca possedute da un Maligno capriccioso e crudele, felice di giocare sadicamente con le debolezze umane. Il nuovo film di Manuel Carballo, prodotto dalla spagnola Filmax (girato direttamente in inglese pensando al mercato internazionale, con gli interni a Barcellona e gli esterni a Londra), segue fedelmente i cliché del genere ma propone anche qualche sostanziale variante. Non mancano quindi i rituali della possessione, dalla voce cavernosa al rifiuto di qualsiasi simbolo religioso passando per la levitazione e la sottile manipolazione, ma la novità è che il Diavolo diventa un’opzione tra le altre quando, per la giovane e inquieta protagonista, la vita familiare si fa un po’ troppo opprimente. È questo probabilmente l’aspetto più interessante della pellicola, perché fonde le consuetudini horror con un disagio giovanile profondo, specchio dei tempi, quelli attuali, in cui l’autorità familiare ha perso qualsiasi autorevolezza. Non è quindi un caso che le prime convulsioni sopravvengano alla protagonista proprio nel momento in cui riceve il rifiuto della madre di andare a un concerto.

Costruito con una certa arguzia, il film procede per ellissi e assesta un paio di colpi di scena ad effetto, di quelli che impongono la rilettura del racconto modificando il punto di vista. L’efficacia delle svolte non va sempre di pari passo con la plausibilità, ma consente all’opera di raggiungere l’obiettivo di intrattenere. La regia soggiace con poca fantasia a logiche da videoclip, con macchina da presa in continuo movimento, inquadrature sghembe e colori desaturati, ma ha il pregio di  assecondare con vivacità gli snodi della sceneggiatura. Non riesce però a rendersi effettivamente perturbante, soprattutto nelle sequenze di possessione, piuttosto stereotipate e prevedibili. Non del tutto complice il cast, a partire dalla protagonista Sophie Vavasseur, fisicamente in parte e fin troppo generosa nell’eccedere ma non sempre convincente. Del tutto imbambolato, invece, Stephen Billington, probabilmente anche a causa del ruolo determinante ma poco incisivo dell’esorcista (è lo zio della protagonista), buttato un po’ lì unicamente perché necessario. Sul mercato internazionale il film circola anche con i titoli The Possession of Amy Evans e La posesión de Emma Evans.