Drammatico, Sala

LA KRYPTONITE NELLA BORSA

NazioneItalia
Anno Produzione2011
Genere
  • 67291
Durata98'
Tratto dadall'omonimo romanzo di Ivan Cotroneo
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Napoli 1973. Peppino ha sette anni ed è un bambino solo. Quando la madre Rosaria va in depressione dopo avere scoperto che il marito la tradisce, il bimbo viene affidato alle cure dei giovani zii…

RECENSIONI


Ivan Cotroneo, scrittore e sceneggiatore, debutta alla regia e lo fa con un film, tratto da un suo romanzo, i cui intenti sono chiari: trasfigurazione dei caratteri in vesti paradossali e favolistiche, ricostruzione idealizzata di un’epoca (gli anni Settanta), mescolanza spregiudicata dei registri - in cui il dramma si alterna al grottesco, il lirico al brillante -, narrazione evidente (con tanto di sottolineato voice over iniziale). Il film conferisce solo a tratti voce piena e convincente alle sue intuizioni, affidandosi a una narrazione fratta, composta di miniepisodi, siparietti, motivi ricorrenti a scandire (i pulcini) e in cui i fili centrali, la diversità del protagonista e la depressione materna, si richiamano ad un insieme fragile per quanto riconoscibile. Sorta di trasversale inno al coming out (non nasconderti) e alla piena realizzazione di se stessi (la kryptonite simboleggia il perbenismo che uccide ogni tentativo di differenziarsi), il film inanella qualche riuscito scorcio visivo, pur facendo affidamento su un codice consolidato, quando non abusato: derive nostalgiche fini a se stesse, colonna sonora in linea, armamentario pop, non mancando neanche uno spot sulla meravigliosa Napoli notturna, chiaro pedaggio pagato all’ente di soggiorno, sulle note di Life on mars? di Bowie (i cui diritti saranno costati metà del film, presumo).


Il merito maggiore della pellicola è nel suo evidente tentativo di affermazione di stile: il regista, con una grande attenzione al décor, gira un vero e proprio film in costume che intende tradurre in termini di messa in scena lo sguardo del bambino protagonista; Peppino - figura sempre estranea, introdotta a forza in un mondo adulto di cui è pubblico e nel quale non può agire e allo stesso modo escluso da quello dei suoi coetanei - sceglie quale interlocutore un cugino svitato, deceduto, supereroe sfigato, cantore di una diversità, anche sessuale, che è il fil rouge tacito che lega gli elementi narrativi: la solitudine materna, la frustrazione degli zii, l’irrisolto tormento paterno etc. Cotroneo non disdegna la chiave psicanalitica, risolta con felice grossolanità (la triade materna – che già adombra i suoi risvolti identitari -, il controtradimento terapeutico, la famiglia come teatro psicodrammatico) e declina in chiave  eroico-letteraria i personaggi, non trascurando i secondari (in una sorta di via di mezzo tra Amarcord e Così parlò Bellavista)
Film forse troppo pensato e costruito, che reprime la spontaneità in favore di un calcolo eccessivo, La kryptonite si avvale di una scrittura diseguale che riesce, in alcuni frangenti, a sfoderare convincenti soluzioni (il modo in cui si risolve il conflitto genitoriale, ad esempio, con un finale proprio bello  - Stai -).
Nel cast spiccano Golino (non sbaglia un ruolo), Capotondi e Zingaretti.