TRAMA
La serenità di un villaggio è minacciata dall’arrivo di un gruppo di misteriosi pirati.
RECENSIONI
Dopo un fenomenale incipit, una messa in scena quasi astratta che cristallizza alcuni topoi visivi del genere wu xia pian, Wokou de zongji, Sword Identity segue piste più convenzionali, ancorando l’esercizio di essenzializzazione del dispositivo macrotestuale ad un plot narrativo esile e intricato al tempo stesso. Tutto ruota attorno ad un unico oggetto (la spada) e tale oggetto sembra divorare e assorbire le identità di tutti i personaggi, rendendoli indistinguibili gli uni dagli altri. Il fine non giustifica il mezzo, il mezzo è il fine. Il tratto più interessante e rilevante di Wokou de zongji è proprio questo: fare del mezzo, la spada, non soltanto il primo motore mobilissimo del racconto, e più in generale della rappresentazione, ma anche l’obiettivo stesso del conflitto. Più che le tensioni “esterne al mezzo”, contano infatti le tensioni sprigionate dal mezzo. Si combatte per far vivere e danzare la spada, perdendo di vista le pretestuose ragioni che presiedono, e giustificano, la lotta.